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La lotta all’aids non è ancora finita

Due pazienti di un ospedale specializzato nella cura dell’aids vicino a Rangoon, in Birmania, il 1 dicembre 2014. (Soe Zeya Tun, Reuters/Contrasto)

L’obiettivo di mettere fine all’epidemia di aids entro il 2030 potrebbe non essere raggiunto. Lo scrivono sulla rivista medica Lancet gli autori Michael Isbell, Nduku Kilonzo, Owen Mugurungi e Linda-Gail Bekker. Secondo gli autori, le nuove infezioni da hiv registrate ogni anno stanno diminuendo a livello mondiale, ma il calo è troppo lento per raggiungere l’obiettivo del 2030. Il problema della prevenzione è diventato uno dei più importanti nella lotta all’hiv/aids ed è stato molto discusso alla conferenza internazionale sull’aids a Durban, in Sudafrica.

Secondo uno studio pubblicato sempre su [Lancet](http://www.thelancet.com/journals/lanhiv/article/PIIS2352-3018(16) 30087-X/fulltext), i nuovi casi di hiv in tutto il mondo sono stati circa 2,5 milioni lo scorso anno. Circa il 75 per cento dei casi è stato registrato nell’Africa subshariana, mentre l’8,5 per cento è stato registrato nell’Asia meridionale. Rispetto ai dati del 2005 non ci sono stati miglioramenti sostanziali. Questi dati indicano che l’epidemia non è ancora sotto controllo. I decessi sono invece in calo. A livello globale si è passati da 1,8 milioni di morti nel 2005 a 1,2 milioni nel 2015. Il merito è soprattutto della diffusione della terapia antiretrovirale. Tuttavia, senza un calo più veloce delle nuove infezioni, rimane il rischio di un ritorno dell’epidemia di aids, soprattutto nelle comunità più vulnerabili.

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