Il leader del partito islamista moderato Ennahda, Rachid Ghannouchi, 82 anni, ha cominciato il 29 settembre uno sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione ed esprimere solidarietà verso altri “prigionieri politici”, ha dichiarato la sua formazione.
A maggio un tribunale tunisino ha condannato Ghannouchi, arrestato un mese prima, a un anno di prigione in base ad accuse di terrorismo, in quello che il suo partito ha definito un “processo politico”.
Ghannouchi è il più conosciuto degli oltre venti oppositori del presidente Kais Saied arrestati a partire da febbraio, tra cui ex ministri e uomini d’affari.
“Ha deciso di cominciare uno sciopero della fame di tre giorni per denunciare il giro di vite contro l’opposizione”, ha dichiarato Imed Khemiri, portavoce di Ennahda.
“È anche un gesto di solidarietà nei confronti di Jawhar Ben Mbarek, anche lui in sciopero della fame”, ha aggiunto, riferendosi al politico di sinistra ed esponente dell’alleanza d’opposizione Fronte di salvezza nazionale.
Ben Mbarek, arrestato il 24 febbraio, è in sciopero della fame da quattro giorni per denunciare “l’ingiusta detenzione”, secondo la sorella, l’avvocata Dalila Masaddek.
“Di fronte alla volontà del governo di eliminare gli oppositori con procedimenti giudiziari senza fondamento, i prigionieri politici sono costretti a ricorrere allo sciopero della fame”, ha affermato Khemiri.
Deriva autoritaria
Ghannouchi, ex presidente dell’assemblea dei rappresentanti del popolo, la camera bassa del parlamento tunisino, è stato arrestato ad aprile dopo aver affermato che la repressione dei partiti d’opposizione, islamici o di sinistra, avrebbe potuto portare a una “guerra civile”.
Ennahda era la formazione con più seggi all’assemblea quando Saied ha decretato lo scioglimento del parlamento nell’ambito della sua svolta autoritaria, avvenuta nel luglio 2021.
Da allora Saied governa per decreto nell’unica democrazia emersa dalle rivolte della primavera araba, più di dieci anni fa.
A marzo il parlamento europeo ha approvato una risoluzione di condanna della “deriva autoritaria” in Tunisia sotto la guida di Saied.