Con il decreto di abolizione della schiavitù del 1981, la Repubblica islamica della Mauritania è stata l’ultima nazione al mondo ad abolire questa pratica. Ma solo nel 2007 il governo di Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi ha approvato una legge che la criminalizza, rendendo formalmente perseguibili trafficanti e schiavisti.

Gli haratin, i discendenti degli schiavi, rappresentano la minoranza più numerosa del paese, ma anche la più marginalizzata e discriminata. Conosciuti anche come i “mori neri”, gli haratin hanno vissuto per decenni come schiavi dei loro padroni, i “mori bianchi”, discendenti dai conquistatori arabi. Il nome haratin deriva dalla parola araba “libertà”, che si applicava agli schiavi liberati dopo l’entrata in vigore, nel 1905, della prima legge abolizionista.

Il 29 aprile, anniversario della pubblicazione del manifesto dei diritti politici, economici e sociali della loro comunità, sono scesi in piazza e hanno marciato lungo le strade di Nouakchott, la capitale della Mauritania, per chiedere giustizia.

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