Più di due milioni di civili sono sotto assedio ad Aleppo, in Siria, a causa dei combattimenti delle ultime settimane tra l’esercito fedele a Bashar al Assad e i gruppi ribelli, per conquistare alcune vie d’accesso strategiche alla città. Dal 2012 Aleppo è divisa in due zone: il governo controlla la parte occidentale e i ribelli quella orientale.
La battaglia si è intensificata all’inizio di luglio quando le truppe governative hanno interrotto la strada Castello, l’unica via di approvvigionamento dei ribelli. Il 31 luglio una coalizione composta da gruppi ribelli e jihadisti ha lanciato una controffensiva per riprendere il controllo della strada che porta alla parte orientale della città, dove si troverebbero almeno 250mila civili. Nell’operazione i ribelli sono riusciti a prendere il controllo di una strada usata dall’esercito di Assad per raggiungere il sud di Aleppo.
Il governo siriano ha mandato nella città rinforzi per riconquistare le posizioni perse negli ultimi giorni. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, circa tremila soldati e miliziani sono stati schierati da Assad e dall’organizzazione sciita libanese Hezbollah, che sostiene il presidente. Sono arrivati dalla vicina provincia di Idlib anche centinaia di combattenti dell’opposizione. La colazione jihadista Jaish al Fatah ha dichiarato di voler “liberare tutta la città di Aleppo”.
Dalla fine di luglio ad Aleppo sono morti almeno 130 civili, la rete idrica e diversi ospedali sono stati gravemente danneggiati dai bombardamenti. È stata anche interrotta la strada usata dalle Nazioni Unite per portare aiuti umanitari ai residenti che si trovano nella parte occidentale della città, provocando l’isolamento di oltre due milioni di persone.
L’Onu ha chiesto il cessate il fuoco o una “pausa umanitaria” di 48 ore per distribuire aiuti ai civili bloccati nella città senza cibo, acqua, elettricità e medicine. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani dal 2011, quando è cominciata la guerra in Siria, sono morte almeno 290mila persone in tutto il paese.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it