“Nessuno ci ha detto niente. All’improvviso hanno cominciato a costruire un muro. Hanno detto che serviva per garantire la sicurezza dei turisti. E a noi cosa resta?”, dice un’abitante di Vila Esperança, una comunità nella zona est dello stato brasiliano di São Paulo.
Al chilometro 58 della Rodovia dos Imigrantes, un’autostrada che collega la città di São Paulo alla costa atlantica, è stato costruito nel maggio del 2016 un muro lungo un chilometro. La barriera separa gli automobilisti dai quasi 25mila abitanti di Vila Esperança, una favela nata nel 1972 dove il 12 per cento della popolazione è disoccupata e il 14 per cento guadagna il salario minimo.
Secondo Ecovia, la concessionaria che gestisce il tratto stradale, il muro è stato costruito per “migliorare le condizioni di sicurezza dell’autostrada”, dopo che dei residenti di Vila Esperança hanno derubato alcuni automobilisti bloccati nel traffico. La favela non ha infrastrutture, servizi igienici né un sistema fognario. La barriera è costata più di tre milioni di euro.
Un mondo di muri è una serie del giornale brasiliano Folha de S. Paulo sulle barriere costruite per chiudere i confini, fermare i migranti o nascondere la povertà. Nel 2001 ne esistevano 17, oggi sono 70.
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