“In Libano ogni 15 anni c’è una guerra, un piccolo conflitto o una crisi. Questo accade perché non abbiamo fatto i conti con la memoria”, dice nel video Gabriel Jammal, attivista di Fighters for peace, una ong di ex combattenti che lavora per la pace e la riconciliazione nel paese.
Sono passati trent’anni dalla fine della guerra civile libanese che, tra il 1975 e il 1990, ha provocato più di 120mila morti. Un conflitto tra comunità che ha segnato questo piccolo paese mediorientale, dove convivono diciotto diverse confessioni riconosciute dallo stato.
In Libano la classe politica non viene rinnovata dai tempi della guerra e la crisi economica, oggi ancora più allarmante a causa della pandemia, ha spinto il popolo a scendere in piazza. La metà dei libanesi vive al di sotto della soglia di povertà e non esistono ammortizzatori sociali per sostenerli. Dall’ottobre 2019 è nato un nuovo movimento popolare che cerca di superare le fratture religiose che hanno plasmato il paese.
Il reportage di Davide Lemmi, Marco Simoncelli e Lorenzo Forlani.
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