“Sette ore, 45 minuti e 13 secondi. È il tempo che ho impiegato alle scorse elezioni per votare”, dice nel video un cittadino statunitense afroamericano della contea di Fulton, in Georgia.
Negli ultimi anni, in particolare nel sud degli Stati Uniti, esercitare il proprio diritto di voto nelle zone abitate da afroamericani e da altre minoranze è diventato sempre più difficile, una sorta di percorso a ostacoli e di battaglia contro la burocrazia.
Questo accade perché nel 2013 un verdetto della corte suprema degli Stati Uniti ha eliminato una parte del Voting rights act del 1965, che stabiliva il divieto per gli stati di adottare norme che ostacolano il diritto di voto senza l’approvazione del governo federale. Da allora molti governi locali hanno introdotto leggi discriminatorie che hanno reso sempre più complicate le operazioni di voto.
Per capire come funzionano questi metodi il New York Times è andato in Georgia, uno stato storicamente conservatore, dove la popolazione non bianca è in crescita e il boicottaggio del voto delle minoranze è particolarmente forte.
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