Soldati al voto in un seggio elettorale all’aperto a N’Djamena, in Ciad, il 6 maggio 2024. (Joris Bolomey, Afp)

Il 6 maggio gli elettori ciadiani sono andati alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali, che almeno in teoria dovrebbero mettere fine a tre anni di regime militare.

Si sfidano il capo della giunta militare, il generale Mahamat Déby Itno, e il suo primo ministro Succès Masra, mentre l’opposizione, vittima di una dura repressione ed esclusa dalla corsa, ha chiesto ai suoi sostenitori di boicottare uno scrutinio “il cui unico scopo è perpetuare la dinastia Déby”.

All’inizio della campagna elettorale tutti gli osservatori prevedevano una vittoria con ampio margine del presidente della transizione Déby, che era riuscito a escludere dalla corsa i rivali più pericolosi.

Ma l’economista Masra, un ex oppositore che si è riavvicinato al regime, è emerso come un possibile guastafeste, potenzialmente in grado di costringere Déby a un secondo turno.

Déby e Masra, che hanno entrambi 40 anni, si sono detti sicuri di essere eletti al primo turno, mentre gli altri candidati sono considerati deboli.

Masra ha invitato la popolazione a “votare in massa per il cambiamento”, mentre Déby ha ribadito il suo “impegno per un ritorno all’ordine costituzionale”.

Il 20 aprile 2021, dopo aver governato il Ciad per oltre trent’anni, il presidente Idriss Déby Itno era stato ucciso dai ribelli durante una visita al fronte. A quel punto quindici generali a lui fedeli avevano proclamato il figlio Mahamat presidente di un’autorità di transizione che avrebbe dovuto restare in carica per diciotto mesi.

La comunità internazionale aveva deciso di sostenerlo, anche perché il Ciad è considerato un pilastro della lotta contro i gruppi jihadisti attivi nella regione del Sahel.

Ma la giunta aveva poi prorogato la transizione di altri due anni e, secondo alcune ong, i militari avevano ucciso più di trecento persone che partecipavano a manifestazioni di protesta.

Più recentemente, il 28 febbraio, Yaya Dillo Djérou, cugino e principale rivale del generale Déby in vista delle presidenziali, è stato ucciso da soldati ciadiani nel corso di un assalto alla sede del suo partito. Secondo l’opposizione e alcune ong, è stato assassinato a sangue freddo.

Il 3 maggio l’ong Federazione internazionale dei diritti umani ha espresso la sua preoccupazione per “un’elezione che non sembra essere né credibile né libera né democratica”.

I risultati ufficiali provvisori saranno annunciati il 21 maggio, mentre l’eventuale secondo turno è previsto il 22 giugno.