Hu Shuli, direttrice di Caixin Media, è considerata da Forbes una delle cento donne più potenti del mondo.
Poche persone spaventano i potenti della Cina come l’esile e delicata Hu Shuli, la giornalista considerata la “donna più temuta della Cina”. Hu ha svelato l’avidità e la corruzione politica dei manager più di chiunque altro nel paese. È stata nominata da Forbes tra le cento donne più potenti del mondo e David Bandurski, scrittore e ricercatore dell’Università di Hong Kong, la definisce una “maestra degli scacchi”.
Hu non ha l’aspetto che la maggior parte degli stranieri attribuirebbe a un’attivista. Il suo stile è più simile a quello di un’impeccabile manager che a quello di un’organizzatrice di picchetti.
Nel 1998 Hu ha fondato la rivista quindicinale Caijing, che vende più di duecentomila copie e ha un sito visitato ogni mese da tre milioni di persone. Dopo aver lasciato Caijing, Hu ha fondato Caixin Media, che produce periodici, siti, app, libri e programmi televisivi. Nella sua carriera ha realizzato molte inchieste, producendo un fondamentale rapporto sul terremoto di Sichuan del 2008, in cui morirono più di cinquemila bambini. Il suo lavoro ha messo in difficoltà il governo, ma lei non è stata mai messa a tacere. Hu prende di mira in modo diretto il mondo degli affari, non il governo.
Oltre a essere una giornalista di successo, è una regina dell’imprenditoria: efficiente, inesorabile, aggressiva. A Caixin rivede ogni articolo pubblicato sul sito. “Re della società senza corona. Ecco cosa sono i giornalisti”, ha detto una volta a un gruppo di studenti di giornalismo della Sun Yat-sen university. È una professione “di rilievo, che consente di fare una vita da classe media con onore”. Hu accosta spesso la grandiosità e la dimensione quotidiana. I re senza corona, quelli che svelano gli scandali senza dare nell’occhio. Ecco perché Hu è un’attivista particolare.
Hu Shuli sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 30 settembre al teatro Comunale insieme a Jeff Wasserstrom, James Palmer e Junko Terao di Internazionale.
Questo articolo è stata pubblicato il 2 settembre 2016 a pagina VI di Internazionale con il titolo “La tigre cinese”. Compra questo numero | Abbonati