I dati Eurostat pubblicati all’inizio del 2016 indicano che gli investimenti e i consumi culturali in Italia sono tra i più bassi d’Europa. Siamo infatti fanalino di coda sia per la percentuale di spesa pubblica destinata all’educazione, pari al 7,9 per cento contro il 10,2 per cento della media europea, sia per quella destinata alla cultura pari all’1,1 per cento contro il 2,2 per cento della media europea (dati 2014). Non solo, i consumi culturali privati degli italiani sono più bassi del 27 per cento rispetto alla media europea.
Inoltre, circa l’8 per cento della popolazione partecipa a eventi culturali, contro il 30 per cento degli altri paesi. In Italia il mercato del libro vale poco più di un miliardo, contro i 6 della Germania e i 5 della Francia; appena 4,5 sono i libri comprati per nucleo familiare in un anno. Il confronto è negativo anche per quanto riguarda la sfera produttiva: dal 2000 ad oggi la produttività nell’intera economia è salita dell’1 per cento in Italia, contro il 17 per cento dei nostri maggiori partner europei.
Questi numeri aprono la riflessione di Cir food, Cooperativa italiana di ristorazione, che vede una connessione tra bassi investimenti in cultura e scarso sviluppo. La cultura costa, è vero, ma resta un bene primario, e aiuta a migliorare la produttività, mentre l’ignoranza ha un costo elevato, a scapito di tutta la comunità.
Cir food, in collaborazione con Fior di Risorse e Senza Filtro, sceglie anche quest’anno il festival di Internazionale per coinvolgere università, imprese ed esperti in una riflessione sul valore economico della cultura. Discussione che si articolerà in due momenti: Cultural lab, un workshop a porte chiuse, in cui manager, professori, giornalisti ed esperti si confronteranno per indagare e approfondire questo tema anche partendo da pratiche esistenti; e Il costo dell’ignoranza, un incontro aperto a tutti con Antonella Agnoli, Marco Bettiol, Giuliano Gallini, Massimo Russo e Frediano Finucci, sabato primo ottobre al Ridotto del Teatro.