Il 3 giugno il Comitato olimpico internazionale ha annunciato ufficialmente che quest’anno a Rio per la prima volta gareggerà anche una squadra formata da dieci rifugiati di diverse nazionalità, tra cui siriani, sudanesi e keniani.

Non era mai successo che un rifugiato partecipasse ai giochi olimpici. Secondo il presidente del Cio Thomas Bach, la squadra sarà un simbolo di speranza che servirà ad attirare l’attenzione di tutto il mondo sulla gravità della crisi dei migranti. Lo scorso gennaio Bach, in visita a un campo profughi di Atene, aveva deciso di far passare anche di lì la torcia olimpica.

Il 5 agosto, durante la cerimonia di inaugurazione dei giochi allo stadio Maracanà, gli atleti sfileranno sotto la bandiera olimpica subito prima del Brasile, che chiuderà l’evento.

Tra di loro ci saranno anche Popole Misenga e Yolande Mabika, due judoka di 24 e 28 anni provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo (Rdc) che hanno trovato asilo in Brasile già da diversi anni. Popole e Yolande in precedenza avevano rappresentato l’Rdc ai campionati mondiali di judo. Dopo la notizia dell’ammissione alla squadra, Yolande è scoppiata a piangere: “Il judo non mi ha mai dato soldi, ma un cuore forte”.

Grazie all’istituto Reação i due atleti adesso si allenano tutti i giorni e sono seguiti da Geraldo Bernardes, ex commissario tecnico della nazionale brasiliana di judo.

Le immagini degli allenamenti di Popole e Yolande sono state scattate tra il 26 e il 28 maggio 2016 dal fotografo brasiliano Felipe Dana.

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