In Venezuela l’opposizione ha raccolto due milioni di firme per convocare un referendum contro il presidente Nicolás Maduro, accusato di aver fatto scivolare il paese in una crisi umanitaria senza precedenti.
Il Venezuela ha le più grandi riserve petrolifere di tutto il mondo e la sua economia si è sempre basata su quello. Ma da quando il prezzo del petrolio è crollato, il 76 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Mancano le materie prime e le industrie devono chiudere. Il governo, dichiarando lo stato d’emergenza, ha deciso il razionamento dell’acqua e blackout giornalieri di circa quattro ore.
Anche le scuole chiudono per risparmiare energia elettrica lasciando l’istruzione pubblica, che era stata al centro del programma di riforme di Hugo Chávez, in condizioni disastrose.
Nei giorni in cui avviene la distribuzione del cibo, gli insegnanti non vanno a scuola per mettersi in fila la mattina presto, altrimenti rischiano di non trovare più niente. I presidi hanno chiesto ai genitori di non mandare i figli a scuola se non possono portarsi il cibo, così molti studenti sono costretti a restare a casa. Nelle scuole di Caracas non arriva neanche l’acqua corrente.
Il governo ha distribuito trentamila libri di testo in cui si elogiava il socialismo venezuelano, ma gli insegnanti per protesta non li hanno mai aperti.
Le fotografie di Ariana Cubillos sono state scattate tra il 31 maggio e il 1 giugno in una scuola pubblica di Caracas.
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