L’esistenza degli alieni è una materia che affascina chiunque si occupi di fantascienza. Se non si resta però entro confini della finzione di un libro o di un film, si trasforma in una speculazione circondata da miti e cospirazioni che la rendono una questione da ridicolizzare.
Le cose stanno cambiando, in un certo senso. Nel 2014 John Podesta, consigliere del presidente statunitense Barack Obama e ora capo della campagna elettorale di Hillary Clinton, ha espresso pubblicamente il suo rammarico per non essere ancora riuscito a far declassificare documenti top secret sugli Ufo. Ed Ellen Stofan, capo ricercatrice della Nasa, ha affermato che tra 20 o 30 anni avremo le prove definitive sull’esistenza di vita extraterrestre.
Tre fotografi hanno deciso di esplorare la tematica senza pregiudizi, cercando di capire il desiderio di alcuni esseri umani di avere fede in una specie di religione alternativa per cui né dio né l’uomo sono al centro dell’universo. Tobias Selnaes Markussen, Sara Galbiati e Peter Helles Eriksen hanno così intrapreso un viaggio tra il Nevada, il New Mexico e l’Arizona con spirito antropologico, per raccogliere più materiale possibile tra chi “crede” e nei luoghi che sono parte di queste storie, sospese tra mito e realtà.
Gli autori si sono conosciuti più di dieci anni fa a Copenaghen, dove hanno aperto lo studio fotografico Kompleks. Phenomena è la loro prima opera collettiva: “Abbiamo capito che lavorare insieme è molto liberatorio. Per questo Phenomena è diventato un lavoro più forte di quanto saremmo stati in grado di realizzare individualmente”. Il progetto è stato pubblicato come libro e ora è in mostra al festival Les rencontres d’Arles, fino al 25 settembre 2016.
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