Nell’estate del 2002 sette donne cattoliche – austriache, tedesche e statunitensi – sono state ordinate sacerdoti a bordo di una nave sul Danubio. Poco dopo tre donne sono state ordinate vescove in segreto, così che potessero svolgere varie funzioni senza interferenze dal Vaticano, che però l’anno dopo le ha scomunicate tutte. Da allora il movimento Roman catholic women priests (Rcwp), un gruppo di suffragette che compiono una sorta di disobbedienza religiosa, ha aperto il sacerdozio a molte altre donne.

Oggi nel mondo ci sono 215 donne sacerdote e 14 vescove, e sono nate un centinaio di comunità cattoliche indipendenti. Queste donne – ex suore, missionarie, teologhe, insegnanti e operatrici sociali – chiedono un profondo rinnovamento della chiesa cattolica, che dovrebbe mettersi al passo con i tempi. Lo stato del Vaticano è infatti uno degli ultimi – insieme a Yemen, Haiti e Qatar – a essere governato esclusivamente da uomini.

Nell’ultimo secolo la chiesa cattolica si è opposta a qualunque apertura al sacerdozio femminile. L’articolo 1024 del codice del codice di diritto canonico prevede che solo un uomo battezzato possa accedere al sacerdozio. Inoltre, nel 2010 la chiesa ha stabilito che il sacerdozio femminile è un crimine grave quanto l’abuso sessuale nei confronti di minorenni. Il 12 maggio 2016 il papa Jorge Mario Bergoglio ha creato una commissione per valutare la possibilità di aprire alle donne il diaconato.

Le foto sono state scattate da Giulia Bianchi che dal 2013 ha incontrato più di 70 donne sacerdote romano cattoliche negli Stati Uniti e in Colombia.

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