Nel 1978 Gabriele Basilico visita i dancing, le sale da ballo dell’Emilia-Romagna, per realizzare un servizio commissionato dal mensile di architettura e design Modo.

Alla fine degli anni settanta gli italiani sono protagonisti del boom del liscio, trascinato dalla popolarità di Raoul Casadei e in generale da una voglia di ballare esplosa grazie alla disco music e al successo del film La febbre del sabato sera (1977).

Da Parma e Ravenna, il fotografo milanese racconta un fenomeno tutto italiano, di rottura e allo stesso tempo legato alla tradizione. Tra le minigonne, le luci stroboscopiche, gli abiti eleganti e i papillon, Basilico usa il flash per isolare i soggetti, come se fossero gli attori scelti per essere illuminati da un occhio di bue teatrale.

Come scrive la photoeditor e curatrice Giovanna Calvenzi nell’introduzione al libro Dancing in Emilia (Silvana Editoriale, 2013), “Basilico ricerca con i suoi soggetti un rapporto recitato, dove le immagini nascono dalla performance collettiva e dall’interazione fotografo-fotografato” e, aggiunge, “il flash scava nel buio e ferma momenti, gesti, sorrisi, presenze e assenze, è strumento di indagine ma anche e soprattutto segno di riconoscimento, l’avvertimento dell’operazione in corso, un ‘memento’ per chi vuole sfuggirgli e un punto di riferimento per chi, in processione spontanea, vuole essere parte della rappresentazione che il fotografo sta mettendo in scena”.

Il progetto è in mostra dal 23 febbraio al 26 marzo negli spazi di Nonostante Marras, a Milano.

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