Il fotografo Valerio Spada collauda un nuovo approccio al fotoreportage che unisce fotografia e narrativa per raccontare la storia della criminalità organizzata in Italia.
Nel suo ultimo libro I am nothing (Io sono niente) il giovane fotografo milanese si concentra sulla mafia siciliana, raccontando testimonianze e storie di alcuni boss e latitanti, che mostrano la capillare penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale, economico e politico.
Spada racconta lo sconforto di chi è prostrato, senza volontà e capacità di reazione, racconta l’immobilità che caratterizza le vite delle persone a contatto con la mafia, il loro avvilimento, l’inesorabile demoralizzazione, i silenzi e l’inerzia.
Dopo il successo di Gomorra girl, una serie uscita nel 2011, nella quale si raccontano le vicende delle giovani ragazze napoletane a contatto con la camorra, Spada continua la sua pericolosa indagine sociale, questa volta esplorando le dinamiche che coinvolgono Cosa nostra in Sicilia.
La mostra organizzata da Camera (a Torino, fino al 21 maggio) è costruita sulla sovrapposizione di scene quotidiane, ritratti, testimonianze video della polizia, e documentazione varia che va dalla Bibbia ritrovata nel rifugio di Bernardo Provenzano al dipinto caravaggesco quasi completamente distrutto in seguito all’attentato terroristico compiuto da Cosa nostra nella strage di via dei Georgofili a Firenze.
L’elemento in comune tra le varie storie è il vuoto, l’invisibilità. La sua ricerca percorre le strade, si fa largo tra i volti e le espressioni della gente, segue le tracce dei boss, che non trova ma intuisce in ogni angolo.
I am nothing cerca di spiegare gli aspetti celati dietro questo fenomeno complesso e irremovibile, talmente radicato che diventa una crepa profonda nello strato umano e sociale. Emerge così la mafia nel suo complesso, evidenziando non tanto le caratteristiche della criminalità organizzata ma il suo fattore ambientale, che la rende di fatto uno stile di vita.
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