Con una superficie di ottomila chilometri quadrati, il lago Titicaca, tra Bolivia e Perù, è il più grande bacino del Sudamerica. Prima dell’arrivo degli spagnoli, nel sedicesimo secolo, la zona intorno al lago era abitata dagli incas, che lo consideravano il luogo natale del Sole.
Con l’incremento del turismo e la rapida urbanizzazione delle città vicine alle sponde, ultimamente si registra un innalzamento dei livelli di inquinamento. Tra le cause principali ci sono l’afflusso di canali di scarico che arrivano dalle città adiacenti al lago e i materiali di scarto che provengono dalla miniere d’oro illegali situate nelle Ande centrali vicine al bacino: si stima che le miniere riversino nelle acque circa 15 tonnellate di mercurio ogni anno.
La questione più urgente riguarda la contaminazione degli alimenti. Nei pesci i livelli di zinco, mercurio, cadmio e rame sono altissimi e sono considerati pericolosi per la salute. Gli abitanti dei villaggi che sorgono sulle sponde del lago non sono informati e molti non sanno di seguire un’alimentazione tossica.
Le persone che abitano vicino al lago – attualmente più di un milione, tra Perù e Bolivia – lo hanno sempre considerato una fonte di ricchezza. Ma a Coata, un villaggio sulla sponda peruviana, Maria Avila racconta di non poter bere o lavarsi con l’acqua del lago senza accusare problemi intestinali o delle strane bolle sulla pelle. Avila, che vive in una casa di mattoni con il figlio, per i lavori domestici raccoglie l’acqua piovana, ma quando non piove va in barca verso il centro del lago (a circa a dieci chilometri dalla riva), dove l’acqua è pulita, e ne raccoglie alcuni barili.
La questione è stata discussa dai governi dei due paesi, che nel 2016 hanno deciso di investire più di 500 milioni di dollari in un progetto di decontaminazione. Pedro Pablo Kuczynski, nuovo presidente del Perù, ha promesso di costruire dieci impianti di depurazione intorno a Titicaca, “così il lago più bello del mondo sarà il lago più pulito del mondo”, ma i dettagli del piano sono ancora vaghi.
Le foto sono state scattate da Rodrigo Abd dell’Associated Press a febbraio del 2017.
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