Il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha accettato con riserva le dimissioni del primo ministro Matteo Renzi, chiedendogli di rimanere in carica per svolgere l’ordinaria amministrazione. Nel primo pomeriggio del 7 dicembre il governo ha ottenuto la fiducia sulla manovra di bilancio con 173 voti favorevoli e 108 contrari. Alla seguente direzione nazionale del Partito democratico, il presidente del consiglio dimissionario e segretario del Pd ha detto che tutti i partiti devono assumersi la responsabilità di un governo istituzionale. Renzi ha detto anche che alle consultazioni parteciperà una delegazione di dirigenti del partito.
Il primo ministro Matteo Renzi si è dimesso. Il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti ha comunicato l’esito dell’incontro tra Sergio Mattarella e il presidente del consiglio dimissionario Matteo Renzi. Mattarella ha accettato con riserva le dimissioni di Renzi chiedendogli di rimanere in carica per occuparsi degli affari correnti. Mattarella comincerà un giro di consultazioni per capire come risolvere la crisi di governo. Le consultazioni cominceranno alle 18 dell’8 dicembre con i presidenti dei due rami del parlamento, Pietro Grasso e Laura Boldrini.
Il punto alle 19
Il presidente del consiglio Matteo Renzi è tornato al Quirinale per dimettersi, dopo che il governo ha ottenuto la fiducia sulla manovra di bilancio con 173 voti favorevoli e 108 contrari. Ecco cosa è successo oggi.
Matteo Renzi al Quirinale alle 19. La direzione nazionale del Partito democratico è terminata. Matteo Renzi ha pronunciato la sua relazione e ha lasciato la sede nazionale del partito a Roma, ora è atteso al Quirinale dove presenterà le sue dimissioni, che il presidente della repubblica accetterà con riserva.
Il discorso di Matteo Renzi alla direzione del Partito democratico
“C’è naturalmente un passaggio interno da fare e credo sarà duro, molto duro, nella chiarezza che deve contraddistinguere un grande Partito democratico, ma che dovrà arrivare dopo aver affrontato la crisi di governo che si dovrà aprire formalmente”, afferma Matteo Renzi, aprendo la sua relazione alla direzione del Pd.
Per le consultazioni al Quirinale “propongo che ci sia una delegazione del Pd composta da uno dei due vicesegretari, grazie a Debora che ha indicato Lorenzo Guerini, dal presidente e dai due capigruppo e propongo che la direzione sia convocata in maniera permanente per consentire alla delegazione di venire a riferire perché si possa discutere in modo chiaro e democratico sul percorso da scegliere: non ci sono decisioni scodellate, si discute qua dentro”.
Il Pd non ha paura del voto, se gli altri partiti vorranno andare a elezioni dopo la sentenza della consulta Matteo Renzi è pronto a fare altrettanto e un eventuale governo nuovo dovrà essere responsabilità “di tutti”.
Matteo Renzi ha detto: “Noi non abbiamo paura di niente e di nessuno. Se le altre forze politiche vogliono andare a votare, subito dopo la sentenza della corte costituzionale, lo dicano chiaramente: qui si tratta di assumerci tutti la responsabilità. Il Pd non ha paura della democrazia e dei voti”.
Al tempo stesso, “se invece vogliono un nuovo governo che affronti la legge elettorale, ma anche gli appuntamenti internazionali rilevanti, il Pd è consapevole della propria responsabilità. Non può essere il solo, perché abbiamo già pagato il prezzo in un tempo non troppo lontano della solitudine e della responsabilità. Anche gli altri partiti devono caricarsi il peso”.
“Col sorriso più largo e chiaro salgo al colle per rassegnare le mie dimissioni. So che qualcuno ha festeggiato in modo prorompente questa decisione, ma lo stile è come il coraggio di don Abbondio…”, ha detto Renzi.
“Ma non giudico e non biasimo, anzi rilancio: quando indicato e designato dal Pd hai la fortuna di poter governare il paese più bello del mondo, non hai diritto di mettere mai il broncio. E chi indossa il broncio e il vittimismo come elementi della propria azione politica, fa un danno a se stesso. Indipendentemente dalle valutazioni di quel festeggiamento io ringrazio per aver avuto questo onore”, ha aggiunto Renzi.
Il saluto di Matteo Renzi su Twitter
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— Matteo Renzi (@matteorenzi) December 7, 2016
Un biglietto di saluti, scritto a mano su carta intestata della presidenza del consiglio. Matteo Renzi pubblica su Twitter la foto di un messaggio di commiato: “Ciao a tutti e grazie. Matteo”.
Renzi anticipa la sua linea in una newsletter. A meno di mezz’ora dall’inizio della direzione del partito Matteo Renzi anticipa le sue intenzioni nella sua newsletter e-news.
Toccherà ai gruppi parlamentari decidere che cosa fare. Vorranno andare subito a elezioni? Nel caso si dovrà attendere la sentenza della consulta di martedì 24 gennaio e poi votare con le attuali leggi elettorali, come modificate dalla corte. Se i gruppi vorranno invece andare avanti con questa legislatura, dovranno indicare la propria disponibilità a sostenere un nuovo governo che affronti la legge elettorale ma soprattutto un 2017 molto importante a livello internazionale. Non sono io a decidere ma devono essere i partiti – tutti i partiti – ad assumersi le proprie responsabilità. Il punto non è cosa vuole il presidente uscente, ma cosa propone il parlamento”.
Una direzione senza dibattito. Alla riunione della direzione del Partito democratico convocata per le 17.30 si terrà la relazione di Matteo Renzi, ma non si aprirà il dibattito. Secondo l’Unità, Matteo Renzi proporrà solo due possibilità al suo partito: o un governo di responsabilità nazionale con la più ampia partecipazione delle forze politiche o le elezioni subito. Una linea che non piace alla minoranza del Pd; e anche ad alcune parti della maggioranza che chiedono responsabilità politica.
Legge di bilancio approvata. Alle 19 le dimissioni formali. Grazie a tutti e viva l'Italia%3Ca href=%22https://t.co/PLsLxcrPGS%22%3Ehttps://t.co/PLsLxcrPGS%3C/a%3E
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 7 dicembre 2016
Su Twitter Matteo Renzi ha annunciato che tornerà al Quirinale stasera per ufficializzare le sue dimissioni al capo dello stato, dopo l’approvazione della legge di bilancio al senato.
Alle 17.30 la direzione nazionale del Partito democratico. Matteo Renzi dovrà riferire al suo partito le sue intenzioni. Secondo alcuni osservatori potrebbe dimettersi anche da segretario del Partito democratico, perché ha personalizzato il referendum costituzionale e ha riportato una sconfitta importante il 4 dicembre (il sì ha perso con un margine del 18 per cento sul no). Ma da alcune indiscrezioni emerge che Renzi potrebbe presentare una mozione per chiedere al suo partito di andare alle elezioni il prima possibile.
La diretta video
Alle 13.30 comincia la prima chiama per la votazione sulla legge di stabilità (legge di bilancio) sulla quale il governo ha messo la fiducia. La legge dovrebbe essere approvata entro oggi pomeriggio. Il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha chiesto a Matteo Renzi di rimandare le sue dimissioni a dopo l’approvazione della legge.
Che succede oggi?
Alle 9.30 è cominciata al senato la discussione sulla legge di bilancio sulla quale il governo ha posto la questione di fiducia. La legge dovrebbe essere approvata oggi. Alle 17.30 è stata convocata la direzione nazionale del Partito democratico, in cui il segretario Matteo Renzi, presidente del consiglio dimissionario, riferirà al partito sulla sua decisione di dimettersi e sull’esito del referendum costituzionale. Renzi non parla dal 4 dicembre, quando da palazzo Chigi, dopo la sconfitta del sì al referendum, ha annunciato la sua volontà di dimettersi. Questi due appuntamenti saranno fondamentali per chiarire le prossime tappe della crisi di governo.
La votazione sulla legge di bilancio. Il 6 dicembre la conferenza dei capigruppo del senato ha deciso di mettere in calendario per il 7 dicembre la discussione della legge di bilancio, dopo che il presidente della repubblica Sergio Mattarella aveva chiesto al presidente del consiglio dimissionario di rimandare le dimissioni fino a quando non fosse stata approvata la legge di bilancio. Alle 9.30 è cominciata la discussione sulle pregiudiziali alla legge di bilancio e sono stati presentati gli emendamenti, quindi il governo ha messo la fiducia sull’articolo 1 della legge per impedire che la norma fosse cambiata rispetto al testo approvato dalla camera (in questo caso infatti la legge sarebbe dovuta tornare alla camera per l’approvazione). Alle 13.30 è prevista la prima chiama per la votazione dell’articolo 1 su cui il governo ha messo la fiducia, poi alle 15.30 la votazione sugli altri articoli della legge. La norma dovrebbe essere approvata senza problemi, ma alcuni osservatori ipotizzano che la legge possa essere bocciata e in questo modo il governo potrebbe essere sfiduciato.
La direzione nazionale del Partito democratico. Alle 17.3o comincerà la direzione nazionale del Pd, partito di maggioranza in parlamento e partito del presidente del consiglio dimissionario. Matteo Renzi dovrà riferire al suo partito le sue intenzioni. Secondo alcuni osservatori potrebbe dimettersi anche da segretario del Partito democratico, perché ha personalizzato il referendum costituzionale e ha riportato una sconfitta importante il 4 dicembre (il sì ha perso con un margine del 18 per cento sul no). Ma da alcune indiscrezioni emerge che Renzi potrebbe presentare una mozione per chiedere al suo partito di andare alle elezioni il prima possibile. Questa possibilità è stata in parte confermata dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, che durante la trasmissione Dimartedì il 6 dicembre, ha ventilato la possibilità di andare alle elezioni per capitalizzare i 13 milioni di voti raccolti dal governo Renzi in favore del sì nel referendum costituzionale del 4 dicembre. Questa posizione è osteggiata da molti parlamentari del Pd che vorrebbero che si andasse a votare solo dopo aver riformato la legge elettorale. Infatti al momento ci sono due diverse leggi elettorali in vigore: una per la camera (Italicum) e una per il senato (Consultellum). Inoltre l’Italicum, o alcune parti importanti della legge, potrebbe essere dichiarato incostituzionale dalla consulta che deve esprimersi sulla legittimità della legge il 24 gennaio. Il Pd, che ha 301 seggi alla camera e 113 seggi al senato, avrà un ruolo fondamentale sia nella eventuale riforma della legge elettorale sia nella scelta del prossimo presidente del consiglio (se Mattarella non deciderà di sciogliere le camere).
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