Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Il candidato repubblicano è andato meglio del previsto. Ha conquistato gli stati tradizionalmente repubblicani e ha ribaltato i pronostici in diversi stati contesi.
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L’Associated press assegna la vittoria a Donald Trump, dopo che si è aggiudicato anche il Wisconsin. Subito dopo tutti i mezzi d’informazione statunitensi assegnano la vittoria al candidato repubblicano.
BREAKING: Donald Trump is elected president of the United States. %3Ca href=%22https://t.co/OIJcRFNOGY%22%3Epic.twitter.com/OIJcRFNOGY%3C/a%3E
— AP Politics (@AP_Politics) 9 novembre 2016
Secondo alcuni giornalisti, Donald Trump sarebbe appena arrivato nel quartier generale della sua campagna elettorale al Marriott, dove i suoi sostenitori aspettano che prenda la parola.
Trump has arrived at his election party, a campaign official says.
— Jim Acosta (@Acosta) 9 novembre 2016
John Podesta, il capo della campagna elettorale di Hillary Clinton, si è rivolto ai sostenitori della candidata democratica riuniti al Javits center di New York dicendo che Clinton non terrà un discorso né commenterà i risultati finché non saranno definitivi.
Podesta sends everyone home, says there will be more updates tomorrow %3Ca href=%22https://t.co/Ru2ok9CHzM%22%3Epic.twitter.com/Ru2ok9CHzM%3C/a%3E
— Lauren Gambino (@LGamGam) 9 novembre 2016
Il candidato repubblicano Donald Trump si aggiudica anche gli stati della Pennsylvania, secondo il New York Times e l’Associated Press, e dell’Alaska, secondo la Cnn. I due stati attribuiscono rispettivamente 20 e 3 grandi elettori. In questo modo Trump raggiungerebbe 267 grandi elettori sui 270 necessari per la vittoria. Le speranze di vittoria di Clinton si riducono drasticamente. Tra gli stati più importanti che restano da assegnare, il Michigan, il Wisconsin e il New Hampshire.
Il punto alle 7.30
Il candidato repubblicano Donald Trump è ancora in vantaggio dopo aver conquistato molti stati chiave. Ma le speranze di Hillary Clinton non sono ancora del tutto svanite. Ecco la situazione alle 7.30:
I repubblicani mantengono anche il controllo del senato
Con la vittoria in Pennsylvania del candidato repubblicano Pat Toomey il partito conservatore mantiene il controllo della camera alta. La sua vittoria in Pennsylvania è un brutto segno per Hillary Clinton, perché i risultati nello stato non sono ancora definitivi.
BREAKING: Republicans retain control of the Senate with victory in Pennsylvania.
— The Associated Press (@AP) 9 novembre 2016
I repubblicani mantengono la maggioranza alla camera dei rappresentanti
Anche se non riusciranno a ripetere il risultato delle ultime elezioni, che gli avevano garantito una maggioranza di 247 seggi, i candidati repubblicani alla camera hanno già ottenuto più dei 218 seggi necessari per controllare l’assemblea legislativa federale.
Results are still being counted, but Republicans have already won enough seats to control the House. %3Ca href=%22https://t.co/cGOEIoN7P1%22%3Ehttps://t.co/cGOEIoN7P1%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/ROLZgtLNaC%22%3Epic.twitter.com/ROLZgtLNaC%3C/a%3E
— AP Politics (@AP_Politics) 9 novembre 2016
In Oklahoma vince il sì alla pena di morte. Il 67 per cento dei cittadini ha votato a favore della proposta 776, che rende legale la pena di morte aggiungendo una nuova sezione alla costituzione. È il primo stato a offrire protezioni costituzionali per la pena capitale.
Il Nevada va a Hillary Clinton
BREAKING: Clinton wins Nevada. %3Ca href=%22https://twitter.com/AP%22%3E@AP%3C/a%3E race call at 12:21 a.m. EST. %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/Election2016?src=hash%22%3E#Election2016%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/APracecall?src=hash%22%3E#APracecall%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/ogujFEIJCl%22%3Epic.twitter.com/ogujFEIJCl%3C/a%3E
— The Associated Press (@AP) 9 novembre 2016
Il punto alle 6
Continua l’avanzata di Donald Trump, che ha consolidato il suo vantaggio su Clinton, nonostante i pronostici che lo davano per sfavorito. Ecco un riassunto della situazione:
La California legalizza l’uso della marijuana per scopi ricreativi. Il consumo di marijuana sarà legale per gli adulti sopra i 21 anni, che potranno possederne legalmente una trentina di grammi e coltivare fino a sei piante. La cosiddetta Proposition 64 è passata con il 55 per cento dei voti a favore.
Altri quattro stati, Nevada, Arizona, Massachusetts e Maine, hanno votato per legalizzare la marijuana a scopo ricreativo, mentre gli elettori di Florida, Montana, North Dakota e Arkansas si sono espressi sull’uso terapeutico della cannabis. Florida e North Dakota hanno votato a favore, quindi sono diventati 27 in tutto gli stati che autorizzano l’uso di marijuana.
Donald Trump ha vinto anche in Florida
Il candidato repubblicano ha conquistato un altro degli stati in bilico, che assegna ben 29 grandi elettori. Adesso ha 216 grandi elettori e la possibilità che diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti si fa sempre più concreta.
Ecco il riassunto della situazione:
BREAKING: Clinton wins Oregon. %3Ca href=%22https://twitter.com/AP%22%3E@AP%3C/a%3E race call at 11:06 p.m. EST. %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/Election2016?src=hash%22%3E#Election2016%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/APracecall?src=hash%22%3E#APracecall%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/fthA0AEHVO%22%3Epic.twitter.com/fthA0AEHVO%3C/a%3E
— The Associated Press (@AP) 9 novembre 2016
Clinton ha vinto in Oregon, ma anche questo risultato non cambia la sostanza della corsa alla presidenza.
Donald Trump ha vinto in North Carolina, Hillary Clinton in California
La California (55 grandi elettori) era ampiamente prevista e la vittoria di Clinton non cambia la sostanza per quanto riguarda la corsa alla presidenza. La vittoria di Trump in North Carolina (15 grandi elettori) invece è un’ottima notizia per il candidato repubblicano. L’esperto di statistiche Nate Silver a questo punto dà a Clinton il 49 per cento di possibilità di diventare presidente, le stesse di Donald Trump.
I mezzi d’informazione statunitensi danno per vincente la candidata democratica. Il Colorado assegna nove grandi elettori.
BREAKING: Clinton wins Colorado. %3Ca href=%22https://twitter.com/AP%22%3E@AP%3C/a%3E race call at 10:43 p.m. EST. %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/Election2016?src=hash%22%3E#Election2016%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/APracecall?src=hash%22%3E#APracecall%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/rjjvxaNQN3%22%3Epic.twitter.com/rjjvxaNQN3%3C/a%3E
— The Associated Press (@AP) 9 novembre 2016
I mercati hanno reagito in modo negativo ai primi risultati delle elezioni statunitensi. Male soprattutto i titoli asiatici e il peso messicano.
Donald Trump conquista l’Ohio
Il candidato repubblicano ha conquistato uno dei più importanti stati in bilico, aggiudicandosi 18 grandi elettori. Lo conferma la Cnn. Alle scorse elezioni l’Ohio era andato a Barack Obama. A questo punto Donald Trump ha 167 grandi elettori ed è seriamente in corsa per la presidenza degli Stati Uniti.
Ecco il riassunto della situazione, stato per stato:
Ecco il conteggio dei grandi elettori:
Hillary Clinton ha vinto in New Mexico, Trump in Missouri
La Cnn ha assegnato altri due stati: la candidata repubblicana ha conquistato il New Mexico, che rappresenta cinque grandi elettori, Donald Trump ha vinto in Missouri, conquistando dieci grandi elettori. Siamo ancora ad un testa a testa per la presidenza.
Il punto alle 3.40
Rispetto ai sondaggi, i primi risultati del voto statunitense sembrano abbastanza sorprendenti. Ecco un riassunto della situazione:
Ecco la mappa provvisoria del voto, stato per stato:
Ecco il grafico provvisorio dei grandi elettori:
Donald Trump è in vantaggio in Virginia, aumentano le sue chance
A sorpresa, il candidato repubblicano è in vantaggio in Virginia. I sondaggi in Virginia prevedevano una vittoria di Hillary Clinton con cinque punti di vantaggio. Se Trump vincesse anche in Florida e in North Carolina, dove attualmente è in vantaggio, potrebbe conquistare 209 grandi elettori. Se a questi si aggiungessero Georgia, Ohio, Arizona, South Carolina, Iowa e Nevada, il miliardario newyorchese potrebbe diventare presidente degli Stati Uniti.
Hillary Clinton ha vinto nello stato di New York, ma Trump avanza
La Cnn ha assegnato altri stati. Hillary Clinton ha vinto nello stato di New York. Trump ha conquistato stati tradizionalmente repubblicani come Kansas, North Dakota, South Dakota, Wyoming, Texas e Nebraska.
Ecco il riassunto della situazione, in attesa dei risultati della Florida e degli altri stati in bilico come la Virginia, dove Trump è a sorpresa in vantaggio secondo i primi risultati:
Ecco la situazione temporanea riguardo ai grandi elettori.
Chiusi i seggi in quattordici stati
I repubblicani potrebbero mantenere la maggioranza alla camera
Le proiezioni della Nbc sembrano confermare un risultato atteso: i repubblicani conservano la maggioranza alla camera. Sul fronte del senato il repubblicano Todd Young ha vinto il seggio dell’Indiana al senato e ora i repubblicani hanno buone possibilità di mantenere la maggioranza alla camera alta.
BREAKING: Republicans maintain control of the U.S. House of Representatives, %3Ca href=%22https://twitter.com/NBCNews%22%3E@NBCNews%3C/a%3E projects %3Ca href=%22https://t.co/F2MLlKpC7Y%22%3Ehttps://t.co/F2MLlKpC7Y%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/Decision2016?src=hash%22%3E#Decision2016%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/0pFtcgSUDn%22%3Epic.twitter.com/0pFtcgSUDn%3C/a%3E
— NBC News (@NBCNews) 9 novembre 2016
Hillary Clinton ha più grandi elettori
La candidata democratica, al momento, ha raccolto 68 grandi elettori contro i 66 di Donald Trump. Si tratta di risultati molto provvisori. Per conquistare la presidente servono 270 grandi elettori sui 538 totali.
Hillary Clinton leads Donald Trump 68-66 in the race to 270 electoral votes. Follow results on CNN %3Ca href=%22https://t.co/ZeY2T6qogg%22%3Ehttps://t.co/ZeY2T6qogg%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/Rx7XnMN5ja%22%3Epic.twitter.com/Rx7XnMN5ja%3C/a%3E
— CNN Breaking News (@cnnbrk) 9 novembre 2016
Donald Trump ha vinto in Alabama
Il candidato repubblicano ha vinto in Alabama, lo stato del sud che assegna nove grandi elettori.
BREAKING: Donald Trump will win South Carolina and Alabama, CNN projects %3Ca href=%22https://t.co/tlDCvOP2TE%22%3Ehttps://t.co/tlDCvOP2TE%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/ElectionNight?src=hash%22%3E#ElectionNight%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/QZB0iKRPrA%22%3Epic.twitter.com/QZB0iKRPrA%3C/a%3E
— CNN Breaking News (@cnnbrk) 9 novembre 2016
I democratici statunitensi a Roma aspettano i risultati delle elezioni negli Stati Uniti, collegati alla Cnn in un ristorante della capitale. Tutti sono preoccupati di vedere cosa succederà in Florida. Anthony Quattrone, presidente di Democrats Abroad, spiega che la maggioranza dei democratici in Italia ha votato per Bernie Sanders durante le primarie, per questo in molti ora vorrebbero che Sanders abbia un ruolo nel prossimo governo, se Hillary Clinton dovesse vincere le elezioni. Quattrone è abbastanza sicuro che Clinton possa farcela contro Trump, ma non è altrettanto sicuro che i democratici possano conquistare la camera.
Per Nate Silver Hillary Clinton ha il 75 per cento di possibilità di diventare presidente
FiveThirtyEight, il sito fondato dall’esperto di statistiche Nate Silver, ha pubblicato le nuove previsioni sulle elezioni: Hillary Clinton ha il 75 per cento di possibilità di diventare presidente contro il 24 per cento di Trump. I repubblicani hanno il 56 per cento di possibilità di conquistare il senato e i democratici il 44 per cento.
8:19 update. %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/ElectionNight?src=hash%22%3E#ElectionNight%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/4dfUMs75Cj%22%3Ehttps://t.co/4dfUMs75Cj%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/rZbueKITEv%22%3Epic.twitter.com/rZbueKITEv%3C/a%3E
— FiveThirtyEight (@FiveThirtyEight) 9 novembre 2016
Assegnati sette stati a Hillary Clinton
L’Associated Press ha assegnato altri stati. Hillary Clinton ha vinto in Illinois, Massachusetts, Maryland, New Jersey, Delaware, Rhode Island e District of Columbia. Clinton aveva già conquistato il Vermont.
Donald Trump ha vinto in Oklahoma, Mississippi, Tennessee e South Carolina. Precedentemente a Trump erano già stati assegnati Indiana, Kentucky e West Virginia.
Ecco il riassunto della situazione:
Chiusi i seggi in sedici stati, più Washington DC
L’ufficio elettorale del North Carolina ha deciso di estendere di un’ora il voto in otto circoscrizioni nella contea di Durham e in una circoscrizione della contea di Columbus, dove si sono verificati gravi problemi tecnici nel sistema di voto.
La Cnn ha assegnato il West Virginia (cinque grandi elettori) a Donald Trump. Trump, secondo la Cnn, ha già conquistato il Kentucky (undici grandi elettori) e l’Indiana (otto grandi elettori). Clinton ha vinto in Vermont (tre grandi elettori). In tutti e quattro questi stati i risultati erano ampiamente previsti.
Donald Trump ha vinto in Kentucky e Indiana, Hillary Clinton in Vermont
L’Associated Press e la Cnn hanno assegnato i primi tre stati: Kentucky (undici grandi elettori) e Indiana (otto grandi elettori) sono andati a Trump, il Vermont (tre grandi elettori) a Clinton. In questi stati i risultati erano ampiamente previsti.
Sparatoria vicino a un seggio in California
Una sezione è stata chiusa nella città di Azusa, in California, dopo che c’è stata una sparatoria nelle vicinanze. Almeno una persona è morta, fa sapere il Los Angeles Times, e ci sono diversi feriti. L’aggressore è in fuga.
Chiusi i primi seggi
A mezzanotte, ora italiana, si sono chiusi i seggi nella parte orientale del Kentucky e nella maggior parte dell’Indiana. In questi due stati dovrebbe vincere il candidato repubblicano Donald Trump con ampio vantaggio sulla democratica Hillary Clinton. L’Indiana assegna undici grandi elettori, il Kentucky otto, ma nessuno dei due è considerato decisivo per il risultato finale.
L’importanza di vincere il senato
L’8 novembre gli statunitensi non votano solo per eleggere il presidente. Dovranno anche rinnovare la totalità della camera e un terzo del senato. Attualmente entrambi i rami del congresso sono nelle mani dei repubblicani. È estremamente difficile che i democratici riescano a recuperare la maggioranza alla camera (dove repubblicani hanno 59 seggi di vantaggio), quindi l’attenzione è concentrata soprattutto sul senato.
I democratici nelle ultime settimane hanno concentrato molti sforzi e risorse economiche sugli stati in bilico, dove si gioca la maggioranza alla camera alta: Nevada, Missouri, Indiana, North Carolina, Pennsylvania e New Hampshire. Questo perché, se anche Hillary Clinton Clinton dovesse entrare alla Casa Bianca, non potrebbe fare molto senza avere almeno il senato dalla sua parte. Come ha spiegato l’economista Paul Krugman in una column uscita sul New York Times due settimane fa:
Una vittoria di Clinton con una sconfitta dei democratici al senato non sarebbe inutile. Eviterebbe l’incubo di una presidenza Trump e bloccherebbe anche il drastico piano di tagli alle spese e privatizzazioni che il presidente della camera dei rappresentanti Paul Ryan ha già promesso di attuare nel caso in cui Trump dovesse, in qualche modo, riuscire a vincere. Ma lascerebbe poco margine per iniziative apprezzabili.
In realtà neanche un senato a guida democratica permetterebbe a Clinton di legiferare davanti a una maggioranza repubblicana implacabilmente ostruzionista alla camera. Le permetterebbe, tuttavia, di assegnare il seggio della corte suprema lasciato libero dalla morte di Antonin Scalia a febbraio del 2016. La cosa avrebbe importanti conseguenze, in particolare per la politica ambientale. Negli ultimi anni del suo mandato il presidente Obama ha spinto per una svolta ambientalista. Per esempio ha usato le sue prerogative per imporre norme più severe sulle emissioni per i tir. Ma la parte più importante di questa svolta, il Clean power plan, che ridurrebbe sensibilmente le emissioni di gas serra prodotte dalle centrali a carbone, è attualmente bloccata da un veto della corte suprema. Una conquista del senato da parte dei democratici rimuoverebbe questo ostacolo.
Secondo Five Thirty Eight, il sito di previsioni fondato da Nate Silver, i democratici sono favoriti di pochissimo per prendere il controllo del senato.
Our final Senate forecast is out too! And welp, we've never had this happen before but the topline is too close to call. %3Ca href=%22https://t.co/mHTcehRrqg%22%3Epic.twitter.com/mHTcehRrqg%3C/a%3E
— Nate Silver (@NateSilver538) 8 novembre 2016
È possibile quindi che la corsa al senato finisca in pareggio, cioè che entrambi i partiti si ritrovino con 50 seggi. In quel caso diventa fondamentale il risultato delle presidenziali: negli Stati Uniti il vicepresidente ricopre la carica di presidente del senato. In caso di vittoria di Clinton sarebbe il suo vice democratico Tim Kaine, se dovesse vincere Trump quel ruolo spetterebbe al repubblicano Mike Pence.
L’affluenza degli elettori neri in North Carolina è in calo, secondo gli exit poll
Lo scrive sul suo sito l’esperto di statistiche Nate Silver. All’uscita dai seggi, solo il 21 per cento dei votanti si è identificato come nero (nel 2012 erano il 23 per cento). Il North Carolina è uno degli stati in bilico.
Piccoli problemi con il sistema di voto in Colorado
Per circa venti minuti i sistemi per il voto elettronico non hanno funzionato e alcune persone che volevano registrarsi sul momento hanno dato un voto provvisorio.
DEVELOPING: Colorado reports voting system experiencing computer problems %3Ca href=%22https://t.co/9rKaqqw7Gp%22%3Ehttps://t.co/9rKaqqw7Gp%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/ElectionNight?src=hash%22%3E#ElectionNight%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/copolitics?src=hash%22%3E#copolitics%3C/a%3E
— Denver Politics News (@denverpolitics) 8 novembre 2016
I democratici davanti ai repubblicani nel voto anticipato in Florida
Dal voto anticipato in Florida arrivano buone notizie per Hillary Clinton: gli elettori registrati al Partito democratico che hanno votato sono 90mila in più rispetto a quelli registrati al Partito repubblicano. Solitamente c’è una forte correlazione tra il partito a cui i votanti sono registrati e il voto che poi esprimeranno. Quindi, anche se questo dato non è indicativo del risultato finale, offre comunque informazioni interessanti per uno degli stati decisivi.
Bernie Sanders ha votato
Il senatore del Vermont, sconfitto alle primarie da Hillary Clinton, ha dichiarato: “Spero che oggi sconfiggeremo Trump e che lo sconfiggeremo davvero. Penso che quando c’è una campagna come quella di Trump, basata sul fanatismo e sul tentativo di dividerci è una cosa molto brutta per il nostro paese”.
Respinto il ricorso di Donald Trump sul voto anticipato in Nevada
Il candidato repubblicano aveva fatto causa al responsabile di un seggio nella contea di Clark, in Nevada, per aver tenuto i seggi aperti “due ore oltre la chiusura stabilita”. La giudice Gloria Sturman però ha dichiarato che non aprirà nessun procedimento.
Ci sono problemi con il voto elettronico nella contea di Durham, in North Carolina. Vengono usate schede di carta e i tempi d’attesa potrebbero aumentare. Lo scrive su Twitter il giornalista del New Yorker Jelani Cobb.
Computer issue in Durham County, NC. Polls now using paper voter rolls. Will likely increase wait times. %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/Election2016?src=hash%22%3E#Election2016%3C/a%3E
— jelani cobb (@jelani9) 8 novembre 2016
La storia delle presidenziali nelle prime pagine del New York Times. Guarda la gallery.
Il punto alle venti
Gli statunitensi stanno votando per eleggere il 45° presidente degli Stati Uniti. La scelta è tra la candidata democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump. I seggi chiudono tra mezzanotte e le sei (ora italiana).
Donald Trump non ha ancora perso
Dopo un anno trascorso nel Regno Unito, sono tornato negli Stati Uniti per seguire le elezioni presidenziali da una piccola città dell’Indiana, portando con me l’esperienza della Brexit. Il 24 giugno molti britannici si sono svegliati con l’impressione di vivere in un paese diverso. Ci sono molte lezioni che possiamo trarre dal referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Europa. Per le elezioni statunitensi, voglio elencarne tre.
Un infiltrato tra i gay della destra americana
“Hai sentito? Gli omosessuali hanno finalmente raggiunto la vera parità. Ora possiamo esibire il nostro diritto a essere di destra e intolleranti come gli etero. Ma com’è davvero la vita di un gay di destra?”. Leggi il fumetto di Sam Wallman.
Il presidente Barack Obama ha invitato gli statunitensi ad andare a votare. “E assicuratevi che lo facciano anche i vostri amici, i vostri familiari e chiunque conosciate”, ha scritto in un tweet.
Today, progress is on the ballot. Go vote - then make sure your friends, your family, and everyone you know votes too.
— President Obama (@POTUS) 8 novembre 2016
Perché ci sono lunghe file ai seggi
Come era già successo nelle settimane scorse durante le operazioni per il voto anticipato, anche oggi in molti stati sono segnalate lunghe code ai seggi in molti stati. Nel suo editoriale di oggi il Washington Post spiega che queste situazioni erano ampiamente state previste, perché in molti stati del paese sono in vigore delle leggi che limitano l’accesso al voto.
Queste leggi sono state approvate soprattutto in alcuni stati del sud governati dai repubblicani, come Georgia, North Carolina e Arizona. “Tra le misure approvate c’è la riduzione del numero di seggi dove si può votare. Altri provvedimenti obbligano gli elettori a presentare un documento d’identità e riducono i giorni a disposizione per il voto anticipato. Queste misure colpiscono generalmente gli elettori appartenenti alle minoranze e alle fasce più povere della popolazione, persone che generalmente votano per i democratici”.
Il New York Times spiega che le code alle urne possono essere un segno di salute della democrazia ma anche un problema. “Il punto è che alcuni gruppi di elettori hanno più probabilità di trovare code ai loro seggi. I dati mostrano che storicamente, nelle zone urbane abitate soprattutto da cittadini appartenenti alle minoranze, le file sono lunghe il doppio di quelle dei quartieri bianchi. Inoltre, i votanti delle minoranze sono sei volte più esposti degli altri al rischio di aspettare più di un ora per esprimere il loro voto. Queste situazioni”, continua il New York Times, “possono avere ripercussioni negative anche per il futuro: i dati mostrano che gli elettori che aspettano per più di un’ora il loro turno per votare hanno meno probabilità di votare alle elezioni successive. Secondo alcune stime, nel 2014 200mila elettori non hanno votato perché scoraggiati dalle file che avevano trovato nel 2012”.
A questo si aggiunge la preoccupazione di intimidazioni e disordini ai seggi, soprattutto da parte degli elettori di Donald Trump. Nelle ultime settimane il candidato ha affermato più volte che il sistema è truccato, ha detto che ci saranno brogli e ha invitato i suoi sostenitori a vigilare sulle operazioni elettorali.
Per FiveThirtyEight, il sito fondato dal giornalista ed esperto di statistica Nate Silver, Hillary Clinton avrebbe oltre il 71 per cento di possibilità di vincere.
Our latest polls-only forecast gives Clinton a 71%25 chance to win the presidency: %3Ca href=%22https://t.co/2uB2oqpXy4%22%3Ehttps://t.co/2uB2oqpXy4%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/jlUNLFsE2g%22%3Epic.twitter.com/jlUNLFsE2g%3C/a%3E
— FiveThirtyEight (@FiveThirtyEight) 8 novembre 2016
Quanto costa diventare presidente degli Stati Uniti
La campagna elettorale statunitense del 2016 sarà ricordata per tanti motivi: per i tanti scandali che hanno colpito i due candidati, per il fatto che una donna potrebbe essere eletta presidente per la prima volta e perché non si era mai visto un candidato come Donald Trump. Ma anche per i costi. Gli ultimi dati hanno rivelato che questa è stata la campagna elettorale più costosa della storia: sono stati spesi in totale più di sette miliardi di dollari da parte dei candidati, dei loro partiti politici, dei comitati elettorali e organizzazioni politiche a loro favore.
Infatti le campagne elettorali statunitensi, oltre a essere molto lunghe (Hillary Clinton ha cominciato la sua 576 giorni fa e Trump 511) sono anche le più dispendiose. La candidata democratica insieme ai così detti super pacs (political action committees) e ai comitati ufficiali ha raccolto 1,3 miliardi di dollari, in media 697mila al giorno. Mentre il suo avversario repubblicano in totale ha raccolto una cifra molto inferiore: 795 milioni di dollari, 226mila al giorno. Dei soldi a disposizione, i democratici ne hanno spesi il 93 per cento e i repubblicani il 96 per cento.
I soldi sono ricavati dalle donazioni da parte di enti esterni interessati a favorire la vittoria del candidato che sostengono. Per queste elezioni, la maggior parte delle donazioni sono arrivate da aziende che operano nel settore finanziario, che in tutto hanno donato 103 milioni di dollari, di cui 92 milioni per Hillary Clinton. Le compagnie del settore tecnologico hanno donato in tutto 16 milioni, di cui 15 milioni per la candidata democratica e il resto per il repubblicano. Anche le industrie farmaceutiche, mediatiche e dei trasporti hanno preferito finanziare Clinton. Invece Trump ha ricevuto un sostanzioso supporto dai settori agricolo, elettrico e delle risorse naturali, ma è lui stesso il suo principale finanziatore.
I soldi vengono spesi dai candidati in corsa alla Casa Bianca e dai loro comitati elettorale ufficiali in diverse attività. La pubblicità sui mezzi d’informazione è il settore in cui i candidati investono di più. Per esempio, Hillary Clinton ha speso più della metà del suo budget per apparire in televisione e sui giornali, in tutto 237 milioni. Mentre Trump ne ha spesi 68 in mezzi d’informazione tradizionali e digitali. Altre spese includono spostamenti, alloggi, cibo, poster, volantini, materiale elettronico e staff. La candidata democratica ha anche puntato molto sulla sua squadra, spendendo 45 milioni. Nelle ultime nove elezioni presidenziali, quindi dal 1980, ha sempre vinto il candidato che aveva speso la maggiore somma di denaro per la campagna.
Donald Trump ha votato nel suo seggio di Midtown Manhattan insieme a sua moglie Melania Trump. “Tutto va bene, in generale”, ha detto Trump ai giornalisti che lo aspettavano al seggio.
Dal New Yorker a Time, la gallery con le copertine delle riviste statunitensi sui due candidati.
Sergio Arellano ha un’aria piuttosto rilassata per essere uno che fa un lavoro apparentemente impossibile. Sulla targa della porta del suo piccolo ufficio nella sede del Partito repubblicano dell’Arizona, alla periferia di Phoenix, c’è scritto “direttore delle iniziative strategiche”, che non rende bene l’idea di quanto il suo compito possa essere frustrante e complicato: convincere gli elettori di origine latinoamericana a votare per i repubblicani alle prossime elezioni, cioè a votare per Donald Trump, il candidato più detestato dalle minoranze che si sia mai presentato alle elezioni presidenziali.
Il reportage dall’Arizona di Alessio Marchionna tra gli ispanici che vogliono dare una lezione a Donald Trump.
Più ispanici e più donne tra chi ha votato in anticipo
Sono più di 46 milioni gli statunitensi che hanno già votato con il voto anticipato, e rispetto agli anni precedenti è stato registrato un netto incremento di votanti ispanici. Storicamente il voto degli ispanici alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti non ha un ruolo cruciale; nel 2012, per esempio, Barack Obama non ha avuto bisogno del loro sostegno per vincere. Quest’anno invece i latinos potrebbero decidere l’esito delle elezioni.
Anche se i voti anticipati non possono predire chi sarà il vincitore in modo definitivo, sono tuttavia buoni indicatori di quali risultati ci si possano aspettare. Inoltre forniscono informazioni sull’elettorato, che quest’anno si è rivelato particolarmente diversificato per classe sociale, genere, età e provenienza, anche grazie alla forte presenza dei votanti ispanici in stati come la Florida e il Nevada. Negli ultimi giorni prima dell’8 novembre, i latinos e i neri sono andati alle urne in gran numero, ridando ottimismo alla campagna elettorale dei democratici in quei due stati. In Florida i votanti ispanici sono aumentati del 9,8 per cento rispetto al 2012, mentre in North Carolina dell’1,8 per cento e in Georgia dell’1,7 per cento.
Un notevole aumento è stato riscontrato anche nel voto anticipato da parte dei cosiddetti unaffiliates, cioè quei cittadini che non sostengono nessun partito, soprattutto in Florida e North Carolina, dove c’è stato un aumento rispettivamente del 22 e del 40 per cento rispetto al 2012. Secondo Michael McDonald, che dirige il progetto U.S. Elections, la maggior parte dei votanti indipendenti sono giovani appartenenti a diverse minoranze etniche, che tendono a non affiliarsi ad alcun partito.
Ci sono dati interessanti anche sul voto femminile: un numero significativo di donne ha votato in anticipo. In Florida le donne hanno espresso il 55 per cento del totale dei voti anticipati. In North Carolina sono andate a votare 55mila donne in più rispetto al 2012.
Le informazioni che emergono dal voto anticipato del 2016 sono molto simili a quelle del 2012, con la differenza che quest’anno l’ondata di votanti ispanici potrebbe essere sufficiente a compensare il forte sostegno di cui gode Donald Trump tra i bianchi della classe media e operaia in stati in bilico come Florida e Ohio.
Bernie Sanders contesta il fatto che le elezioni si tengano di martedì: “Il giorno delle elezioni dovrebbe essere festivo così che tutti avrebbero il tempo e l’opportunità di votare”.
Election Day should be a national holiday so that everyone has the time and opportunity to vote.
— Bernie Sanders (@SenSanders) November 8, 2016
Hillary e Bill Clinton dopo aver votato
Hillary Clinton e il marito Bill hanno votato alle 8 di mattina (ora locale) nella sede della scuola elementare di Chappaqua, New York. Ai giornalisti Clinton ha risposto: “È una sensazione che rende umili, Dan, perché io so quanta responsabilità c’è in questo e così tante persone contano sul risultato di queste elezioni, per quello che significa per il nostro paese e farò del mio meglio se sarò così fortunata da vincere oggi”, ha detto Clinton.
Negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale Donald Trump ha guadagnato consensi, secondo i sondaggi, sia a livello nazionale sia a livello statale. Ma per il candidato repubblicano il percorso verso la vittoria resta comunque pieno di ostacoli. Ecco cosa deve fare e cosa dovrebbe succedere perché possa vincere.
I sondaggi prevedono una vittoria di Hillary Clinton contro Donald Trump alle presidenziali dell’8 novembre, ma sul lungo periodo il clintonismo non è adatto a battere il trumpismo. Per incanalare positivamente la rabbia popolare cavalcata da Trump serve una linea molto più radicale.
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Hillary Clinton e suo marito Bill hanno votato a Chappaqua, New York. All’arrivo al seggio la presidente è stata salutata dai suoi sostenitori, ma non ha voluto parlare con la stampa.
Voters broke out in cheers after Hillary Clinton finished filling out her ballot (Bill was still filling out his here) %3Ca href=%22https://t.co/hAg5ZSPgEN%22%3Epic.twitter.com/hAg5ZSPgEN%3C/a%3E
— Jennifer Epstein (@jeneps) November 8, 2016
Seggi aperti in Florida, Delaware, Georgia, Illinois, Louisiana, Massachusetts, Maryland, Michigan, Missouri, New Hampshire, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina e alcune parti del Tennessee.
Polls are open in GA. Proud to cast my ballot. Longest line ever seen in Peachtree Corners! %3Ca href=%22https://twitter.com/jamiedupree%22%3E@jamiedupree%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/YrD7r836rz%22%3Epic.twitter.com/YrD7r836rz%3C/a%3E
— Jason Huggins (@Hugdog18) 8 novembre 2016
Il punto alle 13.30
Il candidato vicepresidente per i democratici Tim Kaine ha votato con sua moglie Anne Holton a Richmond, in Virginia.
Democratic vice presidential nominee Tim Kaine and his wife Anne Holton cast their ballots in Richmond, Virginia %3Ca href=%22https://t.co/U9FQGec4ud%22%3Ehttps://t.co/U9FQGec4ud%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/dBvuNQlcsQ%22%3Epic.twitter.com/dBvuNQlcsQ%3C/a%3E
— CNN Politics (@CNNPolitics) 8 novembre 2016
Negli Stati Uniti si vota anche su marijuana, armi e altro. L’8 novembre negli Stati Uniti non si voterà solo per eleggere il presidente. Si rinnoverà anche tutta la camera dei deputati e un terzo del senato e in molti stati i cittadini voteranno per scegliere i nuovi governatori e si esprimeranno su una serie proposte di iniziativa popolare. Ecco le questioni più interessanti in gioco.
La giornata elettorale è cominciata: urne aperte in sette stati. Gli elettori possono andare a votare nello stato di New York, Connecticut, una parte dell’Indiana, una parte del Kentucky, Maine, New Jersey e Virginia. Tra un’ora apriranno i seggi in Florida, Delaware, Georgia, Massachusetts, Maryland, Michigan, New Hampshire, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina, una parte del Tennessee.
Il New York Post, di proprietà di Rupert Murdoch, durante le primarie ha appoggiato la candidatura di Donald Trump, ma è rimasto neutrale durante la campagna per le elezioni generali.
Today's front page: With the race still too close to call, Election Day is finally here %3Ca href=%22https://t.co/3FbdBXDeTl%22%3Ehttps://t.co/3FbdBXDeTl%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/6NRep0Qu1R%22%3Epic.twitter.com/6NRep0Qu1R%3C/a%3E
— New York Post (@nypost) 8 novembre 2016
A Washington la suspense è ancora alta. Alla presidenza dovrebbe arrivare una donna, perché Hillary Clinton ha riconquistato un buon vantaggio nei sondaggi. Tuttavia – oltre al fatto che c’è sempre un margine d’errore, che non avremo certezze fino al momento dei risultati definitivi e che in alcuni stati indecisi la corsa è talmente serrata che potrebbero esserci dei riconteggi – l’unica cosa sicura è che circa la metà degli elettori, maggioranza o meno, avrebbe preferito Trump.
Leggi tutto l’articolo di Bernard Guetta La metà degli elettori preferisce Donald Trump anche in Europa.
Perché si vota di martedì? Negli Stati Uniti si vota di martedì, un giorno feriale, a differenza della maggior parte dei paesi nei quali si vota durante il fine settimana. Le origini di questa tradizione risalgono all’ottocento, quando negli Stati Uniti la maggior parte della popolazione viveva in zone rurali e per raggiungere le aree di voto poteva essere necessario anche un giorno di viaggio. Per non interferire con le funzioni religiose della domenica, si stabilì che le elezioni dovevano tenersi di martedì per consentire agli elettori di mettersi in viaggio il lunedì. Inoltre la tradizione prevede che si voti il martedì successivo al primo lunedì del mese.
L’America è cinema, e nel grande schermo americano siamo tutti abituati a rispecchiarci e proiettarci da più di un secolo. Dunque non può stupire che nel kolossal della grande corsa alla Casa Bianca ci rispecchiamo anche noi europei, vedendoci ingigantiti tutti i segni della crisi politica e sociale che accomuna le democrazie occidentali di qua e di là dall’Atlantico. Del resto, i ruoli dei protagonisti sono così ben riusciti, anche e soprattutto nello loro contraddizioni interne, da sembrare pensati a tavolino.
Leggi l’articolo La prima donna, l’ultimo uomo di Ida Dominijanni.
Urne aperte in New Hampshire. È il primo stato a dare il via alle operazioni di voto. A Dixville Notch si è votato dalla mezzanotte dell’8 novembre e ha vinto Hillary Clinton con quattro voti contro i due di Trump. Poco dopo sono arrivati anche i risultati di Millsfield, dove Trump ha invece ottenuto una netta vittoria con 16 voti contro i quattro di Clinton.
Come si elegge il presidente degli Stati Uniti? Il successore di Barack Obama sarà eletto in maniera indiretta: dovrà ottenere i voti di almeno 270 grandi elettori su 538. In base alla sua popolazione ogni stato federale elegge un numero determinato di grandi elettori. California, Texas, Florida e New York hanno diritto a più di un quarto dei grandi elettori, mentre Montana, Wyoming, North Dakota, South Dakota, Alaska, Delaware e Vermont, hanno diritto solo a tre ciascuno. Chi può diventare grande elettore? È obbligato a rispettare il voto popolare? Come si vota di preciso? L’articolo di Le Monde.
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