Le guide sherpa nepalesi hanno deciso di abbandonare il monte Everest e di boicottare la stagione estiva per protestare contro le condizioni in cui sono costrette a lavorare. Hanno deciso di ribellarsi dopo che il 18 aprile 2014 sedici sherpa sono morti a causa di una valanga mentre trasportavano provviste per i turisti sul versante occidentale della montagna.
Gli sherpa sono fondamentali per l’economia locale. Trasportano attrezzature e cibo e garantiscono assistenza ai turisti e agli appassionati di alpinismo che ogni anno visitano l’Everest. La Nepal national mountain guide association di Kathmandu sta cercando di negoziare con gli sherpa, scrive Nbc news, perché il boicottaggio sarebbe un grave danno per l’economia.
Un anno tragico. L’incidente del 18 aprile è stato il più grave nella storia dell’Everest. E se si aggiunge la morte dello sherpa Mingma Tenzing, ucciso da un’altra valanga il 2 aprile, il 2014 si può già considerare l’anno più tragico nella storia della montagna. Bisogna fare qualcosa per risolvere questa situazione, scrive Grayson Schaffer su Outside.
Aggiunge Schaffer:
Scalare l’Everest è pericoloso, su questo ci sono pochi dubbi. Ma fermare questa industria non farebbe altro che far arrabbiare i negozianti, i clienti e soprattutto gli sherpa. Questi ultimi perderebbero un lavoro che garantisce tra i duemila e i seimila dollari a stagione, in un paese dove lo stipendio medio è di circa 540 dollari all’anno. (…) La soluzione non è limitare l’alpinismo sull’Everest. La soluzione è dare più valore alla vita degli sherpa. Perché attualmente sulla montagna la sicurezza degli occidentali è al primo posto, quella degli sherpa all’ultimo. (…) Quanto vale la vita di uno sherpa rispetto a quella di una guida alpina occidentale? Basta dare un occhio alle cifre: paghe più basse, standard più bassi per le assicurazioni sulla salute e gli incidenti sul lavoro. E inoltre le guide passano molto tempo in luoghi potenzialmente mortali come la cascata di ghiaccio Khumbu e la parete Lhotse, trasportando provviste per i turisti occidentali.
Outside
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