Stefano Cucchi, 31 anni, romano, è morto in ospedale a Roma il 22 ottobre 2009. Era in custodia cautelare, dopo essere stato arrestato il 15 ottobre 2009 perché in possesso di 29 grammi di hashish, cocaina e antiepilettici.
Sono state accusate della sua morte dodici persone. Sei medici, tre infermieri e tre guardie carcerarie. I capi d’imputazione sono stati: abbandono d’incapace, abuso d’ufficio, favoreggiamento, falsità ideologica, lesioni e abuso di potere.
Dopo quasi quattro anni di processo, il 5 giugno 2013, la corte d’assise di Roma si è pronunciata sull’omicidio di Cucchi in primo grado. La corte ha condannato per omicidio colposo sei medici dell’ospedale Sandro Pertini e ha assolto i tre agenti penitenziari accusati di aver picchiato il ragazzo e gli infermieri accusati di non aver prestato assistenza a Cucchi, mentre era ricoverato.
Secondo i pubblici ministeri Vincenzo Barba e Francesca Loy, che avevano chiesto pene comprese tra due e sei anni di reclusione per gli imputati, Cucchi fu picchiato dagli agenti e una volta ricoverato in ospedale fu lasciato morire di fame e sete, senza nessuna forma di assistenza da parte del personale sanitario.
Secondo i giudici della corte d’assise di Roma la causa della morte di Stefano Cucchi è stata la mancanza di cibo e di acqua come sostenuto dai periti del tribunale.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado pubblicate il 3 settembre del 2013 è scritto: “La sindrome di inanizione (mancanza di cibo e acqua) è in grado di fornire una spiegazione dell’elemento più appariscente e singolare del caso in esame e cioè l’impressionante dimagrimento cui è andato incontro Cucchi nel corso del suo ricovero” nel padiglione carcerario dell’ospedale Sandro Pertini.
Il 31 ottobre del 2014 la corte d’appello di Roma ha assolto tutti gli imputati per insufficienza di prove.
Ansa, Internazionale, Askanews
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