Secondo la Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh) le misure per contrastare l’austerità in Grecia hanno portato a una “violazione senza precedenti dei diritti umani”.

“Durante questa crisi, la più profonda dalla fine della seconda guerra mondiale, i leader internazionali e le organizzazioni hanno agito con il solo obiettivo di salvare le banche senza prendere in considerazione gli effetti disastrosi sulla popolazione”, ha dichiarato in una conferenza stampa il presidente della federazione Karim Lahidji.

Il rapporto, pubblicato dopo un’inchiesta sul terreno condotta nel gennaio 2014, dimostra come le misure contro l’austerità imposte dall’Europa e dal Fondo monetario in cambio di prestiti hanno messo a rischio i diritti dei lavoratori, con l’aumento della disoccupazione, che ha superato il 25 per cento, e la riduzione del 22 per cento del salario minimo con il secondo prestito internazionale versato nel 2012.

Anche il sistema sanitario è stato danneggiato dai tagli del budget. “I medici ci hanno raccontato che non potevano più operare alcuni pazienti a causa dell’affluenza negli ospedali pubblici, della mancanza di strumentazione e di personale”, ha spiegato Noeline Blackwell, parte della squadra che ha condotto l’inchiesta in Grecia.

I diritti politici e la libertà di espressione non sono stati risparmiati, con l’aumento delle violenze della polizia nei confronti dei manifestanti, le aggressioni xenofobe e la chiusura della televisione pubblica nel giugno del 2013.

Il governo greco condivide la responsabilità di questa situazione con l’Ue e il Fondo monetario internazionale che hanno imposto allo stato di mettere in pratica riforme che incoraggiano la violazione dei diritti umani, si legge nel rapporto. Afp

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