Il procuratore generale della repubblica messicana, Jesús Murillo Karam, ha annunciato di avere la certezza giuridica che i 43 studenti scomparsi il 26 settembre scorso a Iguala sono stati “privati della libertà, uccisi, i loro corpi bruciati e le ceneri disperse nel fiume”.
Karam, e Tomás Zerón, titolare dell’Agenzia per le indagini criminali, hanno detto che la conferma arriva dalla confessione del leader dei sicari dell’organizzazione criminale Guerreros Unidos, attiva nella zona dove sono scomparsi i ragazzi, arrestato il 15 gennaio. La dichiarazione di Felipe Rodríguez Salgado, conosciuto come “el Terco” o “el Cepillo”, confermerebbe quelle rilasciate da altri esponenti dell’organizzazione arrestati negli ultimi mesi.
Il procuratore ha detto anche che sono state compiute 487 perizie che “confermano scientificamente” questa versione dei fatti. Milenio
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