Quando avevo sedici anni sono stata invitata a una cena organizzata da persone appartenenti alla famigerata chiesa dell’unificazione. Quando ne avevo diciotto mi sono sottoposta a un test con l’elettropsicometro di Scientology per avere in cambio un cellulare in prestito e poter telefonare a casa. A ventuno uscivo con un ragazzo che aveva la famiglia impegnata a fare proselitismo per una serie di corsi di automiglioramento. A ventitré ho lavorato per due anni per un’azienda di tecnologia che a quanto pare andava avanti grazie al magnetismo del suo amministratore delegato ed emanava un senso di ottimismo riguardo al “futuro”.

Ora che ho 25 anni si può dire che per gran parte della mia vita sono stata circondata – e affascinata – dalle sette.

Anche per questo sono stata attirata dal documentario appena uscito Going clear: Scientology and the prison of belief, che getta uno sguardo interessante sugli aspetti psicologici più oscuri della chiesa di Scientology.

Il trailer del documentario

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Il documentario, prodotto dalla Hbo, spiega in che modo il carisma e l’influenza di L. Ron Hubbard, combinati con il desiderio di autodeterminazione e giustizia sociale degli statunitensi, abbiano contribuito allo sviluppo di un’organizzazione tanto pericolosa quanto ricca.

Apprezzato al Sundance, il film contiene interviste a ex seguaci della chiesa, tra cui attori importanti, registi vincitori del premio Oscar e il potente braccio destro del capo della chiesa David Miscavige. Il documentario indaga anche i costi finanziari dell’appartenenza a una setta, non solo per i più ricchi e famosi, ma anche per le persone meno in vista e sicuramente più vulnerabili che ne costituiscono la base.

Il film è un’eccellente denuncia di Scientology. La chiesa è famosa per i suoi adepti e per le accuse di abusi terribili, ma il suo lato finanziario non richiama la stessa attenzione. Le stranezze di Tom Cruise e compagnia servono solo da cortina fumogena per nascondere gli effetti negativi dell’indottrinamento a cui Scientology sottopone i suoi seguaci meno noti. Quando pensiamo a Xenu e alle altre credenze bizzarre abbracciate dalla chiesa, è facile giudicare le persone, nella convinzione che noi non saremmo così stupidi da farci prendere in giro con storie del genere.

Ma in realtà l’indottrinamento è un abuso compiuto in modo lento e metodico. E, spesso, quando capisci cosa sta succedendo è già troppo tardi. All’inizio, le sette come Scientology danno l’impressione di credere in valori universali. Ci chiedono di tenere la mente aperta ad altre possibilità. Poi pian piano continuano a insistere finché non riescono a imporre la loro visione del mondo, prima come alternativa migliore e poi come nuova normalità.

Io dovrei saperlo bene: stava quasi per succedermi. Quando i genitori del mio ragazzo del college mi parlavano della Landmark rifiutavano di spiegarmi cosa fosse e si limitavano a dire che si trattava di “un’esperienza di apprendimento”. Le informazioni contenute nel sito dell’organizzazione mi confondevano, ed erano quasi strategicamente sconcertanti. Simile per certi versi a Scientology, la Landmark si descriveva come una serie di corsi in cui ogni seminario di tre giorni costava cinquecento dollari.

I corsi promettono “conquiste” e automiglioramento, due parole a effetto molto comuni nel mondo delle sette, e garantiscono profitti milionari. Inoltre, si basano su una variante annacquata del movimento dei seminari di formazione Erhard, molto diffuso negli anni settanta ma in seguito ampiamente screditato. Le tecniche del Landmark forum diffondono un pensiero gregario, impongono regole restrittive e generano un disagio che ha spesso prodotto confessioni lacrimevoli e celebrazioni entusiastiche.

L’indottrinamento è un abuso compiuto in modo lento e metodico. E, spesso, quando capisci cosa sta succedendo è già troppo tardi

Anche se la chiesa di Scientology ha un modello aziendale più complesso, con un’offerta varia e costosa di test, consulenze e corsi di formazione, i due sistemi
restano in rapporti di concorrenza. Lo stesso Erhard ha ammesso che le sue pratiche si erano ispirate a Hubbard: “Nei seminari Erhard usiamo variazioni di alcune tabelle di Scientology e quindi in alcuni casi i termini coincidono” (e perché non avrebbe dovuto ammetterlo? Secondo alcune fonti le liquidità di Scientology ammontano quasi a un miliardo).

Scientology e la Landmark hanno anche metodi simili di proselitismo e usano i loro adepti come evangelizzatori. Nelle nostre conversazioni sulla Landmark, la madre del mio ragazzo mi ha messo più volte con le spalle al muro, costringendomi a difendere le mie convinzioni. Di colpo mi sentivo come se fossi io quella con la mentalità chiusa, che discuteva con una donna che l’aveva accolta a braccia aperte nella sua famiglia.

Riguardo alla Landmark, lei aveva una risposta a tutti i miei dubbi: dormivo troppo poco, e mi sentivo in dovere di non deludere nessuno. In quel periodo ho cominciato a perdere i capelli: avevo una chiazza di calvizie larga quanto una moneta. Alla fine ho accettato di partecipare a una cerimonia di “completamento” della Landmark, convinta che si trattasse della consegna dei diplomi per la fine del suo corso. In realtà la cerimonia era un seminario in cui chi aveva “completato” il percorso educativo avrebbe dovuto portare con sé amici e parenti non iniziati e insistere perché si iscrivessero al forum.

Allora mi sono resa conto di quanto fosse profondo il suo indottrinamento. Questa donna meravigliosa e intelligente faceva parte della “comunità” Landmark dal 1988. Dava il merito del suo coraggio e dei suoi successi a quel metodo. Mettere in discussione le motivazioni dell’organizzazione significava mettere in dubbio i valori che lei aveva fatto suoi, la sua percezione sensoriale ed emotiva. Come spiegare a qualcuno che ha dedicato soldi e anni della sua vita a qualcosa, che quella cosa è assimilabile a una setta?

Oggi documentari come Going clear sono fondamentali per diffondere il dibattito sulle sette. A tutti può succedere di essere indottrinati in vari modi. A questo punto è doveroso chiedersi non tanto cosa si guadagni nel partecipare a movimenti come quello della Landmark o di Scientology, ma cosa si perda quando si cerca di andarsene.

Durante il percorso di formazione gli adepti possono arrivare a spendere migliaia di dollari

Scientology chiede per esempio ai suoi affiliati di lavorare per raggiungere l’illuminazione e di pagare per farlo. I costi partono dalla modica cifra di quindici dollari per la consulenza spirituale e l’auditing (una versione della confessione tipica di Scientology guidata da un consulente che manovra un elettropsicometro). Ma durante il percorso di formazione gli adepti possono arrivare a spendere migliaia di dollari e, se indottrinati correttamente, potrebbero perfino desiderare di farlo.

In Going clear, un’ex affiliata ammette di essere stata condizionata a credere che tutte le cose belle che le capitavano erano dovute al miglioramento che produceva in lei la chiesa e che tutte le cose brutte erano invece colpa sua.

La chiesa ha anche diversi progetti umanitari che la aiutano a procurarsi lavoro gratuito, beni immobiliari e donazioni che secondo le stime hanno raggiunto 250 milioni di dollari tra il 2006 e oggi. Come i volontari della Landmark, anche quelli di Scientology ricevono compensi irrisori o nulli per il contributo che danno alla setta. I membri dell’élite della Sea organization sono pagati all’incirca quaranta centesimi all’ora perché credono veramente nella missione della chiesa.

In questo modo l’indottrinamento si autoalimenta. Non credere significherebbe perdere qualcosa di molto tangibile. Così, organizzazioni del genere si controllano da sole, nello stesso modo in cui un gioco semplice come verità o penitenza è intrinsecamente sostenuto dal pensiero gregario. Queste organizzazioni sono consapevoli del fatto che lo stesso pensiero gregario è una metodologia.

Ammiro la forza dei disertori e degli ex adepti delle sette più di quanto non stimi chi sostiene che non potrebbe mai entrare a far parte di un gruppo così strano. Queste persone sanno come ci si sente quando si viene costretti a rivedere le proprie convinzioni fondamentali e, in fondo, la propria identità. Inoltre, queste persone spesso esercitano più autocritica, si esaminano più a fondo e per di più sono mortificate perché capiscono – più intensamente di altre – cosa significhi essere suscettibili all’indottrinamento e quali siano le sue conseguenze.

Per fortuna, a differenza di Scientology, la Landmark non impone una punizione ai membri che smettono di sborsare soldi per partecipare ad altri corsi. Ma per ogni organizzazione che riceve l’attenzione dei mezzi d’informazione a causa delle sue pratiche manipolatorie, ce ne sono altre come questa che passano inosservate e sono apparentemente innocue, finché le cose non cambiano.

(Questo articolo è uscito su Quartz. Traduzione di Floriana Pagano)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it