Una missione privata di soccorso ai barconi in difficoltà. L’organizzazione non governativa Medici senza frontiere (Msf) annuncia una cooperazione con la Migrant offshore aid station (Moas), in concomitanza con l’arrivo dell’estate e l’intensificarsi delle partenze dal Nordafrica verso le coste europee.
Fondato dai coniugi Regina e Christofer Catrambone, il Moas ha già condotto l’anno scorso diverse operazioni di salvataggio in mare. La cooperazione con Msf rafforza quest’iniziativa: la lancia My Phoenix – una nave di quaranta metri, dotata di gommoni ad alta velocità con scafo rigido e droni di sorveglianza, con base operativa a Malta – avrà a bordo un equipaggio di venti persone e una équipe di Msf per i bisogni medici più urgenti dei migranti soccorsi.
“Abbiamo scelto di intervenire direttamente in queste operazioni”, sottolinea il presidente di Msf-Italia, Loris De Filippi, “perché non possiamo rimanere in silenzio davanti alla tragedia che si consuma a largo delle nostre coste”. L’anno scorso si è chiuso con un bilancio pesantissimo nel Mediterraneo: secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), nelle traversate sono morte 3.419 persone.
Quest’anno, con la chiusura dell’operazione Mare Nostrum e il suo ridimensionamento nella più modesta missione Triton, ci si può aspettare un numero ancora più alto di vittime. “L’Europa ha scelto di ignorare questo fenomeno e mettere in piedi delle azioni respingenti. Ha deciso di ridurre le azioni in mare e chiudere i confini, invece di assistere i barconi o offrire vie alternative a chi fugge dalle guerre”, denuncia De Filippi.
Di fronte al silenzio della politica, sono le organizzazioni e i cittadini europei più sensibili a mobilitarsi: da quando ha avviato il suo programma, nell’agosto 2014, Moas ha ottenuto ottantamila euro in donazioni private, la metà da cittadini tedeschi. Due giorni fa, l’imprenditore e filantropo Jürgen Wagentrotz ha deciso di donare 180mila euro all’organizzazione.
Altri seguiranno, insieme a nuove missioni, che saranno probabilmente annunciate nelle prossime settimane. Così la privatizzazione del soccorso sembra definirsi come unica alternativa al cinismo dei governi, che preferiscono voltarsi dall’altra parte e ignorare l’ecatombe che si consuma al largo delle coste europee.
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