L’Irlanda è il primo paese al mondo che potrebbe introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso nella costituzione, grazie al voto popolare. Il referendum si tiene domani, 22 maggio, e nel quesito referendario verrà chiesto agli elettori se vogliono cambiare l’articolo 42 della costituzione. Se dovesse vincere il sì, verrebbe introdotta nella costituzione la frase: “il matrimonio può essere contratto tra due persone senza distinzione di sesso”.
Dal 2010 le coppie omosessuali possono contrarre le unioni civili nel paese, tuttavia il matrimonio ugualitario introdurrebbe le stesse forme di protezione per le coppie omosessuali e per quelle eterosessuali. Secondo gli attivisti, le coppie sposate hanno 160 diritti in più rispetto alle coppie che hanno contratto l’unione civile dalle tasse, ai mutui, fino al ricongiungimento familiare per gli immigrati.
Secondo gli ultimi sondaggi, il sì potrebbe vincere. I sondaggi danno il sì tra il 69 e il 73 per cento. Tuttavia gli attivisti temono che ci sia un “fronte silenzioso del no”, che non dichiara ai sondaggisti le reali intenzioni di voto.
Perché il referendum è così importante? L’Irlanda è un paese tradizionalmente conservatore e cattolico, fino al 1993 l’omosessualità era un reato nel paese. Ma se passasse il sì, sarebbe la prima volta che il matrimonio ugualitario viene introdotto nella legislazione con un voto popolare. I Paesi Bassi sono stato il primo paese a introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel 2001, 16 paesi hanno introdotto in seguito una legislazione simile, tra cui Francia, Spagna, Nuova Zelanda, Canada, Argentina, Uruguay e Brasile. Ma il matrimonio tra persone dello stesso sesso è ancora illegale in molti paesi, tra cui l’Italia. Nella maggior parte dei paesi il matrimonio gay è stato introdotto con una legislazione ordinaria, approvata dal parlamento.
Chi è contrario al referendum e chi è favorevole? Le gerarchie ecclesiastiche vari gruppi cattolici si sono espressi contro l’approvazione del matrimonio ugualitario. Molti vescovi hanno scritto lettere aperte ai fedeli in cui hanno chiesto di “riflettere e pregare prima di votare”. Anche la chiesa metodista e presbiteriana ha partecipato alla campagna per il no. Per il sì si sono espressi tutti i leader dei quattro principali partiti, tra cui i conservatori e i laburisti.
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