L’ultima tornata di colloqui tra i negoziatori greci e l’Unione europea non ha prodotto alcun accordo. Un portavoce della Commissione a Bruxelles ha dichiarato che nonostante ci siano stati progressi, sono rimaste divergenze “significative”. L’Europa chiede ad Atene tagli alla spesa per due miliardi di euro, per sbloccare i fondi internazionali che aiutino la Grecia a evitare il default.
Il vicepremier greco, Yannis Dragasakis, ha fatto sapere che Atene è ancora pronta a negoziare con i suoi creditori. Ha spiegato che le proposte inviate domenica 14 giugno dall’esecutivo greco hanno coperto completamente il deficit fiscale, come richiesto. Dragasakis ha tuttavia ricordato che l’Ue e e il Fondo monetario internazionale pretendono che la Grecia tagli ulteriormente le pensioni, una richiesta considerata irricevibile dal governo ellenico.
Tsipras avrebbe accettato un taglio a stipendi e pensioni limitato alle fasce più alte di reddito, ma a tenere distanti le parti ci sono ancora gli obiettivi dell’avanzo primario, ossia il saldo tra le entrate e le uscite dello stato al netto degli interessi sul debito. Le istituzioni chiedono l’1 per cento del pil per quest’anno, il 2 per cento per il 2016, il 3 per cento per il 2017 e il 3,5 per cento a partire dal 2018. L’ultima offerta di Atene era del 7,5 per cento per quest’anno e dell’1,75 per cento per il 2016.
Il paese, a corto di liquidità, sta cercando di arrivare a un’intesa per un accordo di finanziamento con l’Ue e l’Fmi entro la fine di giugno, per scongiurare il default. I ministri delle finanze dell’eurozona discuteranno di Grecia giovedì, in occasione del loro prossimo incontro: probabilmente uno degli ultimi appuntamenti che Atene ha a disposizione per arrivare a un accordo. “Il presidente Jean-Claude Juncker resta convinto che con iniziative riformiste più decise da parte greca e con la volontà politica di tutte le parti, una soluzione possa ancora essere trovata prima della fine del mese”, ha fatto sapere un portavoce della Commissione.
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