Il ministro dell’interno del Kuwait ha annunciato lo smantellamento di una “cellula terroristica” responsabile dell’attentato suicida contro una moschea sciita, che il 26 giugno ha provocato la morte di 27 persone ed è stato rivendicato dal gruppo Stato islamico. Sessanta persone sono state arrestate in relazione all’attentato e le autorità hanno chiuso un’organizzazione benefica sospettata di raccogliere fondi da mandare ai combattenti in Siria. I servizi segreti stanno compiendo indagini anche su altri gruppi che potrebbero essere legati ad attività terroristiche. Il ministro ha aggiunto che l’emirato ha rafforzato le misure di sicurezza, in particolare nei pressi delle moschee e di altri luoghi di culto.
Il ministro della giustizia e degli affari islamici ha dichiarato inoltre che il consiglio giudiziario superiore ha deciso di formare un tribunale speciale per giudicare le persone sospettate dell’attentato. L’attentatore suicida che ha fatto detonare la cintura esplosiva dentro la moschea è stato identificato come un saudita, che sarebbe entrato in Kuwait in aereo dopo essere transitato per il Bahrein.
La popolazione sciita rappresenta un terzo dei 1,3 milioni di abitanti del Kuwait. Storicamente gli sciiti hanno avuto buone relazioni con la maggioranza sunnita e con la famiglia regnante dell’emirato. Negli ultimi tempi però le tensioni confessionali sono aumentate, anche a causa delle rivalità tra l’Arabia Saudita sunnita e l’Iran sciita. Il 24 giugno un deputato della minoranza sciita del Kuwait si è dimesso dopo essere stato insultato in parlamento. Secondo le autorità, l’obiettivo dell’attacco del 26 giugno era di inasprire il conflitto tra i diversi gruppi nel paese.
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