Una donna al memoriale di Potočari, in Bosnia Erzegovina, il 18 marzo 2015. Il luogo è dedicato alle vittime del massacro di Srebrenica, avvenuto tra il 6 e il 25 luglio 1995. (Dado Ruvic, Reuters/Contrasto)

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha rinviato da ieri a oggi il voto su una risoluzione commemorativa del massacro di Srebrenica, nel tentativo di convincere la Russia a non apporre il proprio veto al documento. La risoluzione, redatta e proposta dal Regno Unito per il ventesimo anniversario, si riferisce al massacro in Bosnia Erzegovina con il termine “genocidio”, reputato offensivo e “controverso” dalle autorità serbe. Il presidente serbo Milorad Dodik avrebbe telefonato al presidente russo Vladimir Putin, comunicandogli il proprio disappunto. Dodik ha dichiarato alla stampa locale che “il testo della risoluzione è così profondamente cattivo da non poter essere corretto. La Russia si sta comportando di conseguenza ai colloqui che abbiamo tenuto”.

L’11 luglio del 1995, negli ultimi mesi della guerra in Bosnia, le milizie serbobosniache conquistarono l’enclave di Srebrenica considerata dall’Onu come “zona di sicurezza”, dove si erano rifugiati migliaia di profughi della Bosnia orientale, in gran parte di fede musulmana, fuggiti dalla pulizia etnica. L’esercito guidato dal generale Ratko Mladić, insieme ai gruppi paramilitari ultranazionalisti provenienti dalla Serbia, conquistarono la città: separarono uomini e ragazzi dalle donne e procedettero alle esecuzioni di massa, seppellendo i corpi in fosse comuni. Secondo le stime, in pochi giorni morirono più ottomila persone. I 600 caschi blu olandesi posti a difesa dell’area dalle Nazioni Unite non intervennero.

Nel marzo del 2007 il Tribunale penale internazionale dell’Aja definì il massacro un genocidio e dispose l’arresto di Radovan Karadžić, ex leader politico dei serbi di Bosnia, e di Ratko Mladić, con l’accusa di crimini di guerra e genocidio. Karadžić e Mladić sono entrambi detenuti all’Aja mentre il processo per il genocidio di Srebrenica è ancora in corso.

In seguito al rinvio del voto al consiglio di sicurezza dell’Onu, il primo ministro serbo Aleksandar Vučić ha annunciato che prenderà parte alle commemorazioni del massacro di Srebrenica previste per la giornata di sabato. In una conferenza stampa nella serata di ieri Vučić ha dichiarato: “Stanotte il governo ha deciso all’unanimità che se le condizioni lo permetteranno rappresenterò la Serbia a Srebrenica il prossimo 11 luglio”.

Il primo ministro Vučić ha chiarito che le “condizioni” si riferiscono alle posizioni del sindaco di Srebrenica, Ćamil Duraković, delle madri delle vittime e dei rappresentanti della comunità musulmana bosniaca, che nei giorni scorsi si sono opposti alla presenza di Vučić alla commemorazione.

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