In Burundi si stanno scrutinando le schede delle elezioni presidenziali di ieri, segnate dalle violenze tra la polizia e gli oppositori dell’attuale presidente Pierre Nkurunziza, che si è candidato per il terzo mandato consecutivo e probabilmente sarà rieletto. I partiti della minoranza avevano chiesto di boicottare le urne in segno di protesta, visto che la costituzione vieta di governare per più di due volte di seguito.
I risultati non saranno disponibili fino a domani, secondo il presidente della commissione elettorale.
Hanno votato poco meno dei tre quarti degli elettori (3,8 milioni di persone). Nei quartieri di Bujumbura abitati soprattutto dagli avversari del governo, i pochi che sono andati ai seggi hanno subito cercato di cancellare l’inchiostro dall’indice usato per esprimere il voto, per paura di rappresaglie. Comunque non ci sono stati episodi gravi durante la giornata. Nella notte precedente, invece, si erano registrati spari ed esplosioni ed erano rimasti uccisi due poliziotti e un esponente dell’opposizione.
Da quando il presidente ha annunciato la sua nuova candidatura, il 26 aprile, sono scoppiati violenti scontri tra l’esercito che lo difende e alcuni gruppi che hanno cercato di impedire le elezioniriuscendo solo a farle rimandare più volte.
Le Nazioni Unite, l’Unione africana e i partner occidentali del Burundi credono che le elezioni – quelle presidenziali di ieri, ma anche le parlamentari e amministrative del 29 giugno – non siano credibili per il clima di intimidazione e di paura in cui si sono svolte. Anche il dipartimento di stato degli Stati Uniti si è aggiunto alle critiche.
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