Un targa in memoria di Sandra Bland a Prairie View, in Texas. (Pat Sullivan, Ap/Ansa)

Il 10 luglio Sandra Bland viene arrestata dalla polizia di Waller County, in Texas, per un’infrazione stradale e resistenza agli agenti. Tre giorni dopo viene trovata morta in carcere, ufficialmente per suicidio.

Bland, 28 anni e nera, era un’attivista per i diritti civili e anche se il coroner ha stabilito che la sua morte è dovuta a impiccagione, la famiglia ha chiesto una nuova autopsia vista la modalità violenta del suo arresto. La donna aveva appena ottenuto un lavoro alla Prairie View A&M University ed era molto attiva sui social network nel denunciare la brutalità della polizia.

I dubbi sono aumentati in seguito alla diffusione del video integrale da parte del dipartimento di giustizia del Texas.

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Si vede il fermo dell’auto, il poliziotto che dopo alcuni minuti chiede alla donna di uscire dall’auto e di gettare la sigaretta, lei che rifiuta e lui che la obbliga a uscire minacciandola con un Taser. Dall’audio si capisce che la conversazione a quel punto diventa ancora più violenta, si sente la donna urlare e dire al poliziotto che le fa male ai polsi e s’intuisce che viene ammanettata a terra, come si vede in altri video amatoriali. Arrivano altri agenti e infine all’arresto.

Alcuni blogger, registi e giornalisti ora notano delle anomalie che potrebbero segnalare delle manomissioni delle immagini. Per esempio, segnala il reporter Ben Norton, al minuto 25 un uomo appare e scompare dalla scena, intorno al minuto 32 lo stesso succede con un’auto bianca e altri episodi simili sono sparsi in tutto il video.

Il poliziotto dell’arresto, Brian Encinia, sostiene di essere stato colpito da Bland e ora è stato messo in congedo.

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