Le autorità afgane stanno indagando sulla morte del mullah Omar, dopo che diverse fonti hanno accreditato la notizia. Il vice portavoce della presidenza afgana, Syed Zafar Hashmi, ha tenuto una conferenza stampa a Kabul assicurando che verrà fatta presto chiarezza sul presunto decesso della guida dei taliban.
Qualche giorno fa, il 24 luglio, un gruppo armato che si fa chiamare Fidai Mahaz, o movimento islamico afgano, ha fatto uscire un comunicato in cui sosteneva che il mullah è stato brutalmente ucciso nel luglio del 2013 da alcuni comandanti taliban, tra cui il suo vice Akthtar Mansour. Secondo la stessa fonte, il mullah sarebbe stato allora sepolto nella provincia meridionale afgana di Zabul.
Per un’altra fonte vicina ai taliban e citata dalla tv statunitense Cbs, Omar sarebbe morto addirittura nel 2012, ma di tubercolosi. Stando a questa ricostruzione solo alcuni membri della shura di Quetta, il massimo organismo consultivo dei taliban afgani, sarebbero stati finora a conoscenza della notizia. Già nel novembre scorso la Direzione nazionale per la sicurezza (i servizi segreti afgani) aveva fatto sapere che era “possibile” che il mullah Omar fosse morto e che il movimento è ormai diviso in tre fazioni.
E sempre in forma anonima, una fonte del governo di Kabul, avrebbe riferito che le autorità pachistane hanno confermato di recente la morte della guida taliban per cause naturali. Mentre dal movimento islamico, per ora, sono arrivate solo smentite: un portavoce ha dichiarato alla radio Voice of America che il mullah “è assolutamente vivo”. Anche altre fonti ufficiali pachistane hanno lasciato intendere che la notizia è stata fatta circolare apposta, per ostacolare il secondo turno dei colloqui di pace tra taliban ed emissari del governo afgano in programma per il fine settimana in Pakistan.
Protagonista della resistenza all’occupazione sovietica, il mullah Omar governò l’Afghanistan dal 1996 al 2001, quando il suo regime fu rovesciato con la guerra di Stati Uniti e alleati contro Al Qaeda e Osama bin Laden, in risposta agli attentati dell’11 settembre. Le sue tracce si persero proprio durante il conflitto: si parlò di una fuga dal paese a bordo di una motocicletta e su di lui pendeva una taglia da dieci milioni di dollari. Alla vigilia dell’ultimo Eid al Fitr, la festività che segna la fine del Ramadan, gli è stato attribuito un messaggio in cui appoggiava le trattative di pace.
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