Il congresso del Guatemala ha revocato l’immunità al presidente Otto Fernando Pérez Molina, indagato dalla procura nell’ambito di un’inchiesta su un vasto sistema di tangenti nel servizio doganale nazionale che avrebbe rubato allo stato diversi milioni di dollari. L’indagine ha coinvolto anche altri membri del governo accusati di aver ricevuto tangenti da imprenditori per ridurre i dazi.
Pérez Molina si dichiara innocente e si è messo a disposizione degli inquirenti. Il suo avvocato difensore ha fatto sapere che non ha intenzione di rinunciare all’incarico prima delle elezioni che si celebreranno comunque tra pochi giorni, il 6 settembre. Ma ora che non è più protetto dall’immunità, la procura potrebbe citarlo in giudizio da un momento all’altro e addirittura ordinare il carcere preventivo per scongiurare la possibilità di fuga o dell’inquinamento delle prove. Proprio come è avvenuto il 21 agosto per la ex vicepresidente Roxana Baldetti.
Dodici giorni fa, la procura e la commissione delle Nazioni Unite incaricata di combattere la corruzione in Guatemala hanno ordinato il carcere per Baldetti e hanno fatto sapere che, a loro giudizio, l’attuale presidente è coinvolto nella rete di corruzione.
L’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex generale Pérez Molina – la prima ad essere concessa nel paese latinoamericano nei confronti di un capo di stato e governo – è stata votata da tutti i 132 deputati presenti alla seduta straordinaria del congresso, convocata dopo le dure proteste di piazza degli ultimi giorni.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it