Nelle indagini in corso sugli attentati di Parigi sono emerse nuove prove sul fatto che Abdelhamid Abaaoud, presunto ideatore degli attacchi di Parigi del 13 novembre, stava preparando nuovi attentati nel quartiere La Défence. Due persone sono ancora latitanti e sulla loro testa pende un mandato di cattura internazionale: si tratta di Salah Abdeslam, che ha avuto almeno un ruolo logistico negli attacchi del 13 novembre, e Mohamed Abrini, il complice che lo portò a Parigi l’11 novembre.

Salah Abdeslam è ancora in fuga

Salah Abdeslam, il francese di 26 anni residente in Belgio, è ricercato dalla polizia di tutta Europa. In questa fase delle indagini è stato chiarito che in Belgio Abdeslam ha affittato la Polo e la Clio usate durante gli attentati. Gli inquirenti stanno cercando di capire se Salah Abdeslam abbia portato i kamikaze allo Stade de France e se era pronto a farsi esplodere nel diciottesimo arrondissment, come è stato rivendicato dallo Stato islamico nel comunicato diffuso dopo gli attentati. Nel diciottesimo infatti è stata ritrovata la Clio abbandonata, il giorno dopo gli attentati. A Montrouge, un comune a sud di Parigi, in un cestino è stata trovata una cintura esplosiva simile a quelle degli altri attentatori. L’esplosivo potrebbe essere appartenuto a Salah Abdeslam, che ha lasciato Parigi la notte tra il 13 e il 14 novembre, dopo gli attacchi, con l’aiuto di due complici.

Cosa sapeva la polizia di Salah Abdeslam

Salah Abdeslam era già noto alle forze dell’ordine per essere stato implicato in piccoli traffici di droga, ma la polizia belga non si era accorta della sua radicalizzazione come terrorista. Nella notte tra il 13 e il 14 novembre, l’auto con a bordo Salah Abdeslam viene fermata sull’autostrada che collega Parigi a Bruxelles, ma la polizia francese – che aveva accesso al casellario giudiziario belga grazie al sistema di condivisione delle informazioni di Schengen (Sis) – non l’ha ritenuto una persona sospetta e quindi non l’ha arrestato. La polizia ha ricostruito che Salah Abdeslam si è imbarcato su un traghetto a Brindisi il 1 agosto 2015 in compagnia di Ahmed Dahmani, arrestato ad Antalya il 20 novembre. Il 4 agosto i due uomini sono stati fermati a Patrasso, in Grecia, ma il 5 agosto Salah Abdeslam è tornato a Bari, il 9 ha attraversato la frontiera con la Germania e l’Austria . Poi le sue tracce si sono perse fino a due giorni prima dell’attentato di Parigi quando è stato visto sull’autostrada A1, a Ressons, in compagnia di Mohamed Abrini.

Tre arresti e un ricercato in Belgio

Il 27 novembre la polizia federale belga ha diramato un mandato di arresto internazionale contro Mohamed Abrini. Abrini era in compagnia di Salah Abdelsam in una stazione di servizio in autostrada, due giorni prima degli attentati di Parigi. Abrini, belga, trent’anni, era al volante di una Clio usata negli attacchi. Bruxelles è stata in stato di allerta per quattro giorni e le autorità hanno condotto decine di perquisizioni, che hanno portato al rinvio a giudizio di tre persone per “terrorismo”.

  • Sono in arresto Attou Hamza e Mohammed Amri che hanno portato Salah Abdeslam da Parigi a Bruxelles, dopo gli attentati.
  • È in arresto anche Lazez A., 39 anni, belga di origine marocchina. È sospettato di essere coinvolto nella fuga di Salah Abdeslam: nella sua auto sono state trovate tracce di sangue e pistole.
  • Due altre persone sono in carcere, ma non è chiaro per cosa siano incriminate. Tra questi O. Ali, un francese che vive a Molenbeek, a Bruxelles.

La polizia francese interroga l’emiro bianco

Olivier Corel, anche detto “emiro bianco”, è stato condannato a sei mesi con la condizionale, per possesso illegale di armi. Il francese, un imam salafita di origine siriana, è stato il mentore di molti dei presunti jihadisti tra cui Mohamed Merah e Fabien Clain, la cui voce è stata identificata nella rivendicazione degli attacchi di Parigi. Corel è stato arrestato durante una perquisizione amministrativa nella sua casa ad Artigat. Dal 14 novembre la polizia ha condotto in Francia 1.233 perquisizioni amministrative, 165 arresti, 142 fermi. Sono state sequestrate 230 armi, tra cui numerose armi da guerra.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it