La presidente del Brasile Dilma Rousseff lotta per restare in carica. Il 17 aprile la camera dei deputati ha votato per avviare la sua messa in stato d’accusa con 367 sì, 137 no e sette astensioni. Per autorizzare il procedimento erano necessari due terzi dei voti dell’assemblea, bastava cioè il consenso di 342 deputati. L’ampio margine dell’approvazione ha reso evidente quanto ormai sia esiguo il sostegno che la presidente e il suo governo riscuotono in parlamento.
Mancano però diversi passaggi prima che Rousseff – accusata di aver manipolato il bilancio dello stato per fare sembrare più basso il deficit – perda effettivamente l’incarico.
Il voto al senato a metà maggio
La mozione che propone la messa in stato d’accusa della presidente passa ora al senato. La camera alta del parlamento brasiliano ne discuterà per dieci sedute. Se al termine della discussione la maggioranza dell’aula (41 senatori su 81) voterà a favore Rousseff sarà sospesa per 180 giorni. È lo scenario più probabile, visti i numeri della camera.
In questi sei mesi, la commissione parlamentare d’inchiesta creata appositamente condurrà le indagini sul caso. Rousseff resterà nel palazzo della presidenza, ma senza alcun potere. Il vicepresidente Michel Temer assumerà l’incarico ad interim.
Dopo 180 giorni
La commissione esporrà le sue conclusioni al senato, riunito in sessione plenaria e presieduto per l’occasione dal presidente della corte suprema. Il senato voterà: se i due terzi dell’assemblea approveranno lo stato d’accusa – scenario più incerto – la presidente sarà destituita in modo definitivo e Temer assumerà in pieno l’incarico fino alle prossime elezioni nel 2018.
Variabili
Il procedimento può essere impugnato in qualsiasi momento presso la corte suprema, anche se finora i giudici del più alto tribunale federale brasiliano si sono mostrati poco inclini a difendere la presidente e hanno respinto tutti i ricorsi presentati per bloccare la messa in stato d’accusa.
I sostenitori di Rousseff credono che l’accusa di aver falsificato i bilanci non sia sufficiente a destituire la presidente, che di fatto non è indagata dalle autorità giudiziarie in nessuna delle inchieste per corruzione che coinvolgono invece altri politici brasiliani. Elettori ed eletti del Partito dei lavoratori (Pt) definiscono la procedura di impeachment come un “colpo di stato” e promettono di continuare la loro battaglia nelle piazze e in senato. Eppure la popolarità di Rousseff è ai minimi storici nel paese afflitto da una grave crisi economica. Da giorni, si svolgono manifestazioni di entrambigli schieramenti nelle principali città del paese.
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