La sera del 7 luglio verso le 20.45 alcune persone appostate come cecchini hanno sparato sugli agenti di polizia che sorvegliavano una manifestazione a Dallas. Come in molte altre città degli Stati Uniti, un migliaio di persone era sceso in piazza per protestare contro l’uccisione di due uomini neri da parte di poliziotti in Louisiana e in Minnesota.

Cos’è successo

A un certo punto, nel centro di Dallas, il corteo è stato interrotto da una serie di spari. Sono stati colpiti undici agenti e due manifestanti. Tre poliziotti sono morti sul colpo e altri due per le gravi ferite riportate. Sette sono rimasti feriti. Una dei due civili, Shetamia Taylor, 37 anni, è stata ferita a una gamba. Il capo della polizia di Dallas, David Brown, ha parlato di “un’imboscata” e di “cecchini che sparavano da una posizione sopraelevata durante la manifestazione”. Il presidente Barack Obama, che si trova a Varsavia per il vertice della Nato, ha dichiarato di essere “sconvolto” dagli attacchi contro i poliziotti di Dallas, “un fatto ingiustificabile”.

Quanti erano gli aggressori

La polizia di Dallas non sa dirlo con esattezza. Gli agenti hanno fermato tre persone: una coppia di uomini che ha lanciato una borsa sospetta su una Mercedes e ha cercato di scappare a bordo dell’auto, e una donna che si trovava vicino a un parcheggio. Nello stesso parcheggio si è barricato per alcune ore un altro presunto responsabile della strage. Braccato dalla polizia, aveva detto ai negoziatori che il suo obiettivo era “uccidere i bianchi”, in particolare i poliziotti bianchi, e aveva aggiunto di non appartenere ad alcun gruppo organizzato. In seguito è stato ucciso da un esplosivo piazzato dalla polizia.

L’uomo nel pomeriggio è stato identificato: si chiamava Micah Xavier Johnson e aveva 25 anni. Ha un passato nell’esercito ed era stato in Afghanistan. Johnson aveva detto di voler far esplodere delle bombe che aveva posizionato in giro per la città. La polizia sta facendo diverse perquisizioni e per il momento non ha trovato ordigni.

La Casa Bianca ha confermato che Johnson non aveva legami con gruppi terroristici.

In un primo tempo le forze dell’ordine avevano fatto circolare l’immagine di un altro possibile sospetto, ma l’uomo, che si è presentato volontariamente al commissariato, è stato rilasciato.

Il video dell’Afp


Perché gli abitanti di Dallas stavano protestando

La sparatoria ha interrotto una manifestazione pacifica in ricordo delle ultime due vittime della violenza della polizia contro i neri: Alton Sterling, ucciso a colpi di arma da fuoco il 5 luglio davanti a un negozio di Baton Rouge, in Louisiana, e Philando Castile, di Falcon Heights, in Minnesota, anche lui morto per i colpi sparati da un agente che l’aveva fermato per un controllo il 6 luglio mentre era alla guida della sua auto, su cui viaggiavano anche la compagna (che ha ripreso la scena con un cellulare) e la bambina.

Il movimento Black lives matter chiede giustizia per le vittime di questi incidenti, in particolare perseguendo i poliziotti che abusano della loro posizione. Il movimento sostiene che i cittadini neri siano un bersaglio facile degli agenti violenti.

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