È in corso presso la procura di Trani una riunione operativa per definire il numero delle vittime dello scontro tra due treni avvenuto il 12 luglio in Puglia e per fare il punto sulle operazioni di soccorso e sulle indagini. All’istituto di medicina legale di Bari, nel frattempo, continua il riconoscimento delle salme da parte dei familiari.
Il bilancio delle vittime
È di 27 morti il bilancio ufficiale dell’incidente. Il prefetto di Barletta, Andria e Trani, Clara Minerva, intervistata da SkyNews24, ha spiegato che 27 sono le vittime “reclamate”, ma solo 23 le salme “ricomposte”. “La difficoltà è dovuta purtroppo allo stato in cui si trovano alcuni corpi”, ha spiegato Minerva. Tra le vittime ci sarebbero alcuni stranieri.
Le possibili cause
“La causa dell’incidente in Puglia è stata la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria”, ha dichiarato Stefania Gnesi, ricercatrice dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Isti-Cnr).
“Su quella tratta non esiste un sistema automatico di segnalazione”, ha aggiunto il suo collega Giorgio Ferrari. “Viene usato il cosiddetto ‘blocco telefonico’, che si sostanzia nella comunicazione telefonica del via libera sul binario unico”.
“Il sistema di blocco telefonico è usato in una piccola percentuale delle linee”, spiega Gnesi all’Ansa. “Il 98 per cento è invece controllato da sistemi automatici più o meno raffinati”. Secondo la ricercatrice questi ultimi sono più sicuri: “Ci sono sensori su tutta la linea ferroviaria che segnalano blocco per blocco se la linea è occupata. Man mano che il treno avanza si bloccano gli altri treni, c’è come una distanza di sicurezza. Se per caso un treno sfora, viene mandato il blocco automatico, che può essere il classico semaforo rosso oppure l’interruzione della linea elettrica sul treno, che quindi si ferma”.
L’inchiesta
Un pool di magistrati coordinerà le indagini. La procura di Trani indaga per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario. L’ipotesi è quella di un errore umano, ma non si escludono altre ipotesi, compresa quella del guasto.
Una linea pericolosa
Il raddoppio della linea ferroviaria Bari-Barletta, gestita dalla società Ferrotramviaria, è un progetto che risale a otto anni fa e doveva concludersi entro il 2015, ma che ancora non è stato completato per i ritardi accumulati.
L’ampliamento della linea era in progetto dal 2008, grazie allo stanziamento di fondi europei. I 180 milioni di euro erano destinati all’interramento della ferrovia ad Andria, alla realizzazione di parcheggi di scambio vicino a undici stazioni, all’eliminazione di 13 passaggi a livello, all’interconnessione con la Rete ferroviaria italiana nelle stazioni di Bari centrale e Barletta, ma soprattutto al raddoppio di 13 chilometri di binari sulla tratta Corato-Barletta.
Sui circa 70 chilometri di linea gestita da Ferrotramviaria il doppio binario esiste solo tra Bari e Ruvo, comune una trentina di chilometri a ovest del capoluogo.
Il collaudo del progetto era inizialmente previsto entro il 2015 ma i lavori, realizzati per lotti, sono ancora in corso. Gli ultimi espropri dei terreni intorno alla tratta da raddoppiare sono stati disposti nel 2014 e si sono dovuti attendere gli stanziamenti e la distribuzione dei fondi europei dei programmi successivi. Tanto da arrivare proprio a questi giorni per la sola gara d’appalto: il 16 giugno scorso Ferrotramviaria ha comunicato una proroga dal 1 al 19 luglio per la scadenza delle domande di partecipazione alla gara per il raddoppio della Corato-Andria.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it