Romanzi ambiziosi e fallimenti clamorosi, un fumetto sulla ribellione degli schiavi africani in Brasile e una raccolta di inediti e lettere per celebrare Roland Barthes. Sette titoli tra cui scegliere cosa leggere a settembre.
Jonathan Safran Foer, Eccomi, Guanda
Con le sue seicento pagine di realismo dell’alta società, il terzo romanzo di Jonathan Safran Foer è una lettura snervante. Eccomi descrive lo sfaldarsi del matrimonio tra Julia e Jacob Bloch, che hanno tutto eccetto l’amore: una casa ben arredata a Washington D.C., nella zona di Cleveland park; lauree prestigiose e lavori ugualmente prestigiosi ottenuti grazie a quelle lauree (lei è un’architetta, lui un autore televisivo); tre figli precoci e perfino un cane. In teoria dovremmo ammirare i Bloch, ma temo che Foer non si sia accorto che le sue raffinate creature sono, di fatto, insopportabili. Se il vero kitsch ha “il bagliore di una favola”, come ha detto una volta Theodor Adorno, Eccomi è un romanzo decisamente irraggiante.
Alexander Nazaryan, Los Angeles Times
Mathias Enard, Bussola, edizioni e/o
Questo romanzo è più ambizioso, più erudito e più riuscito di molti altri libri di questo periodo. Il tema del libro si potrebbe riassumere così: cos’è l’orientalismo? Una nozione puramente intellettuale, un’invenzione dell’occidente? E d’altronde, dove comincia l’oriente? A Vienna? E quali sono i suoi confini? Sono le domande che ossessionano il narratore, un giovane musicologo austriaco di nome Franz Ritter. Lo ossessionano al punto da non farlo dormire. Bussola è il racconto di un’insonnia che dura dalle undici e dieci fino alle sei del mattino.
Etienne De Montety, Le Figaro
Juan Gabriel Vásquez, La forma delle rovine, Feltrinelli
Carlos Carballo, il protagonista del libro, si impegna con dedizione quasi patologica a confutare la versione ufficiale sui due omicidi fondanti della Colombia moderna. Nel 1914 muore assassinato il senatore liberale Rafael Uribe Uribe; nel 1948 il leader liberale Jorge Eliécer Gaitán riceve quattro pallottole in una via della capitale. Il nesso con Kennedy è l’aspetto più discutibile di La forma delle rovine. Tutto il resto funziona a meraviglia: l’indagine attraverso documenti e fotografie, l’autobiografia dell’autore come contrappunto alla biografia di una nazione e un po’ ovunque l’ombra sottile di Jorge Luis Borges.
Nadal Suau, El Mundo
Julian Barnes, Il rumore del tempo, Einaudi
Barnes si dedica abilmente a tre episodi nella vita del compositore: la denuncia sulla Pravda e la conseguente implicazione in un piano complottistico; il suo viaggio negli Stati Uniti, dove viene umiliato come un fantoccio dei sovietici; infine la sua iscrizione forzata al Partito comunista. Tratteggia in modo magnifico le scene chiave, che ricreano l’intero manicomio kafkiano – una trattativa con Stalin, un incontro con un terrificante interrogatore che non si presenta alla seconda sessione. La narrazione è nitida, l’orrore lo è ancora di più. Ma Barnes avrebbe potuto spiegare un po’ di meno e mostrare un po’ di più.
Jeremy Denk, The New York Times
Roland Barthes, Album, Il Saggiatore
Dopo la monumentale biografia che gli ha dedicato Tiphaine Samoyault a gennaio, Eric Marty raccoglie in Album alcuni inediti di Roland Barthes - soprattutto una selezione di lettere. Mentre Chantal Thomas, scrittrice vicina al semiologo, ci fa immergere nell’atmosfera dei seminari che Barthes tenne negli anni settanta. Insomma, dopo la distanza analitica e brillante di Samoyault (troppo giovane per averlo conosciuto), un’opera che svela un Barthes intimo e appassionato.
Nelly Kaprièlian,Les Inrockuptibles
Kader Abdolah, Un pappagallo volò sull’Ijssel, Iperborea
Kader Abdolah per la sua opposizione a Khomeini fu costretto a lasciare il suo Iran natale, fece tappa in Turchia per poi chiedere asilo politico in Olanda, dove si è impossessato della lingua ed è diventato uno degli scrittori più apprezzati del paese. In Un pappagallo volò sull’Ijssel affronta i temi dell’immigrazione e dell’integrazione. I personaggi devono fare i conti con l’emancipazione delle donne e degli omosessuali, l’undici settembre, gli omicidi politici e l’emersione del populismo islamofobico. Le nubi si addensano nelle pagine finali, ma il romanzo si chiude comunque su una visione euforica e paradisiaca.
Jaap Goedgebuure, Trouw
Marcelo D’Salete, Cumbe, Becco Giallo
Un bianco e nero profondo, intenso. Quattro storie sulla rivolta degli schiavi in Brasile nel diciassettesimo secolo. Un volo poetico in un mondo di sangue: violenza, desiderio, la speranza come unico appiglio per sopravvivere al nuovo giorno che arriva. Marcelo D’Salete racconta una pagina della storia del suo paese attraverso quattro destini che si nutrono di vendetta e di ribellione. L’autore lavora le sue tavole con tecniche cinematografiche: campi lunghi disegnati dalle ombre, montaggi serrati di scene d’azione.
Eric Libiot, L’Express
Paul Hornschemeier, La vita con Mr. Dangerous, Tunué
A prima vista è solo la storia di un’altra ventenne infelice, risucchiata dalla noia, dai media e dalla depressione. Ma il semplice, triste e bellissimo romanzo di Hornschemeier su Amy, la cui vita sta sprofondando in una solitudine cupa, fa quello che altri racconti di questo tipo non fanno. Disegnata con quello stile minimale che rende i lavori di Adrian Tomine così intriganti — facce e sfondi a una prima occhiata sono trasparenti e vuoti, ma in realtà coinvolgono il lettore nel profondo — la storia di Amy segue una parabola discendente. Il finale potrebbe essere banale, ma Hornschemeier lo gestisce perfettamente.
Publishers Weekly
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