Mancano pochi giorni al referendum del 2 ottobre sulle quote di rifugiati proposte dall’Ue, la campagna del governo contro l’immigrazione si sta intensificando, grazie all’uso di un linguaggio ancor più aggressivo, di esagerazioni e disinformazione.
Il governo del primo ministro Viktor Orbán, del partito di destra Fidesz, incoraggia i cittadini a votare no alla domanda “Volete che l’Unione europea imponga l’insediamento forzato di cittadini non ungheresi sul territorio nazionale senza il consenso del parlamento?”. Un nuovo opuscolo inviato a più di quattro milioni di famiglie che invita a votare contro le quote di rifugiati è l’ultima novità della vigorosa campagna finanziata dai contribuenti ungheresi, che fa ampio ricorso a manifesti ma anche a radio, mezzi d’informazione e pubblicità televisive. “Dobbiamo fermare Bruxelles. Se non agiamo, tra vent’anni non riconosceremo più l’Europa”, recita la brochure, secondo una traduzione inglese del Budapest Beacon.
“L’opuscolo contiene fatti distorti a proposito della crisi europea dei profughi: descrive i richiedenti asilo e i migranti come un pericolo per il futuro dell’Europa”, scrive Lydia Gall, ricercatrice sull’Europa orientale e i Balcani occidentali di Human rights watch. Gall definisce le pubblicità e gli opuscoli una “campagna di disinformazione sponsorizzata dal governo”, aggiungendo che il costo totale dell’operazione è stato di 16 milioni di euro.
Secondo il piano europeo l’Ungheria dovrebbe ospitare 1.294 migranti ricollocati da Italia e Grecia.
A causa della campagna, il governo ungherese è stato accusato di xenofobia e di alimentare la paura, nonostante le smentite di un portavoce dell’esecutivo: “Le persone in tutta l’Ue si rendono conto che sta succedendo qualcosa di sbagliato con l’immigrazione”, ha dichiarato Zoltán Kovács alla Bbc. “La situazione è fuori controllo”. “Bruxelles sta pianificando un’ulteriore distribuzione di decine di migliaia di profughi invece di fermare l’immigrazione”, dichiara l’opuscolo, aggiungendo: “Solo noi ungheresi possiamo decidere con chi vogliamo vivere.”
Secondo il piano europeo, basato sul numero degli abitanti e sul prodotto interno lordo, con fattori correttivi che dipendono dalla quantità media di domande d’asilo e dal tasso di disoccupazione, l’Ungheria dovrebbe ospitare un totale di 1.294 migranti ricollocati da Italia e Grecia.
Questo piano è una delle risposte della Commissione europea alla crisi migratoria globale, di fronte alla quale la Germania ha già accettato più di un milione di persone nel 2015. La maggior parte è arrivata attraverso la cosiddetta rotta balcanica: dalla Grecia i migranti si dirigono a nord verso l’Ungheria, poi attraversano l’Austria per giungere in Germania. Grazie a un controverso accordo con la Turchia, i migranti su questa rotta sono diminuiti significativamente, ma i timori che l’accordo possa sfumare restano.
L’Ungheria avverte però tuttora il peso psicologico dell’anno scorso, quando migliaia di migranti hanno attraversato il paese, a volte a piedi, per raggiungere il confine successivo. Il paese ha già eretto un muro al confine con la Serbia e la Croaziae ha aumentato le unità di controllo alle frontiere. Un giornale locale ha pubblicato una pubblicità su un’intera pagina che incitava a rifiutare il piano europeo nel “giorno dell’orgoglio nazionale” per la “protezione della patria ungherese”, ha scritto il Budapest Beacon.
Nell’opuscolo, il governo ungherese sostiene che “gli attacchi terroristici di Parigi e Bruxelles hanno dimostrato che esiste una stretta relazione tra immigrazione e terrorismo”. Un poster pone la domanda: “Sapete che gli attacchi di Parigi sono stati compiuti da migranti?”. Tra i dieci assalitori degli attacchi di Parigi del 13 novembre, due si erano finti rifugiati per entrare in Europa attraverso la Grecia. La maggior parte era cresciuta in Francia o Belgio.
L’arma dell’ironia
Un’altra pagina dell’opuscolo dichiara che esistono “centinaia di ‘no-go zones’” nelle città europee che “le autorità non sono in grado di tenere sotto controllo, dove vivono moltissimi immigrati.” Le dicerie su queste aree, messe inizialmente in circolazione dal canale statunitense Fox News, sono state ampiamente criticate in Europa e sono statesmentite da molte autorità locali in Francia e nel Regno Unito.
In risposta alla campagna ungherese, il partito satirico Magyar kétfarkú kutya párt (Il cane a due code, Mkkp) ha intrapreso la sua campagna di volantinaggio. Le loro pubblicità hanno l’intento di sbeffeggiare la formulazione delle domande del governo, ponendo interrogativi tipo “Sapevate che c’è una guerra in Siria?” e “Sapevate che un albero può cadervi in testa?”.
Tuttavia, secondo i sondaggi i cittadini sostengono in modo deciso la posizione del governo e l’Ungheria probabilmente rigetterà il piano di ricollocamento. Molti gruppi d’opposizione stanno dunque invitando la popolazione a boicottare il voto: perché il referendum sia valido, deve votare almeno la metà dei quasi otto milioni di aventi diritto.
Questo articolo è uscito su Voxeurop.
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