Riallacciare legami solidi, ristabilire la fiducia. Erano questi gli obiettivi della visita compiuta dal 9 all’11 gennaio dal presidente del Libano Michel Aoun in Arabia Saudita. Per Aoun, che era accompagnato da una delegazione di otto ministri, è stato il primo viaggio ufficiale all’estero da quando è diventato presidente, alla fine di ottobre del 2016, dopo un vuoto di potere durato 29 mesi.
Il suo incontro con il re saudita Salman è stato fruttuoso, perché Riyadh ha concesso al Libano aiuti militari per tre miliardi di dollari. Questi aiuti erano stati congelati nel febbraio del 2016 per protestare contro “l’influenza di Hezbollah sullo stato libanese”.
In effetti il regno wahabita, pilastro dell’islam sunnita, è ai ferri corti con l’organizzazione politica e militare sciita fondata nel 1982 con il sostegno dell’Iran, grande rivale dell’Arabia Saudita nella regione. A marzo Riyadh aveva definito Hezbollah un‘“organizzazione terroristica”. E il fatto che Aoun sia stato eletto anche grazie al sostegno del movimento guidato da Hassan Nasrallah non ha facilitato i rapporti tra le due parti.
Fuori della sfera d’influenza di Hezbollah
Secondo alcuni esperti i sauditi vorrebbero che il Libano si stabilizzasse, cioè che si liberasse dell’influenza – secondo loro nociva – di Hezbollah, con il quale il regime saudita è in totale disaccordo sulla Siria (Riyadh sostiene gli oppositori di Bashar al Assad, mentre la formazione sciita difende il regime di Damasco).
Al Jazeera riferisce che Hezbollah ha accolto con favore il viaggio dell’ex generale, probabilmente perché è consapevole che tutto quello che contribuisce alla ricchezza dell’economia libanese può riflettersi positivamente sulla sua situazione.
In un editoriale del 10 gennaio, il quotidiano di Dubai Gulf News chiedeva ad Aoun di “ascoltare i sauditi” – quanto meno “con più attenzione” di quanto avessero fatto i suoi predecessori – e di far uscire la diplomazia libanese dalla sfera d’influenza iraniana per riportarla in quella araba.
Su quest’ultimo punto è difficile dire se qualcosa è cambiato. In ogni caso, secondo il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, la visita è stata “un successo”, perché ha permesso di “eliminare i rancori e le tensioni accumulate”. Un avvicinamento di cui il Libano ha molto bisogno in previsione delle numerose sfide che lo aspettano.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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