Il Partito repubblicano aveva trasformato le elezioni di metà mandato in un giudizio complessivo sull’amministrazione Obama.
In campagna elettorale, quasi tutti i candidati conservatori in corsa per un seggio al senato, alla camera e per la carica di governatore hanno lasciato da parte le questioni e i problemi locali per attaccare Obama e il Partito democratico sui temi cari all’elettorato conservatore, soprattutto quello del sud: debito pubblico, uno stato troppo presente nella vita dei cittadini, l’immigrazione fuori controllo.
Indubbiamente la strategia ha funzionato. Ma per il Partito repubblicano le buone notizie finiscono qui. Paradossalmente, i conservatori tornano ad avere la maggioranza politica in un momento in cui la società americana, per certi versi, è più progressista che mai.
Lo dimostra il risultato del voto ai referendum indetti in alcuni stati per la legalizzazione della marijuana e sul salario minimo. In Arkansas, in Nebraska e in Illinois gli elettori hanno deciso di alzare la paga oraria minima rispettivamente a 9, 8,50 e 10 dollari (dai 7,25 dollari attuali). In Oregon, nel distretto di Columbia e in Alaska i cittadini hanno votato a favore della legalizzazione della marijuana per uso ricreativo.
A questo bisogna aggiungere il fatto che l’opinione pubblica è sempre più favorevole ai matrimoni tra persone delle stesso sesso, che in questo momento sono consentiti in più di trenta stati.
E non bisogna dimenticare la riforma sanitaria, che ha permesso a più di dieci milioni di persone di avere una copertura per le spese mediche e ormai è un punto fermo a cui gli elettori non vorranno rinunciare.
Per capitalizzare il successo alle elezioni di metà mandato e per aspirare alla presidenza nel 2016, i conservatori dovranno cambiare insieme al resto della società.
Alessio Marchionna è l’editor di Stati Uniti di Internazionale.
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