04 gennaio 2016 10:34

Tutti vorrebbero che l’anno nuovo fosse migliore di quello vecchio, ma il 2016 si apre con tre grandi incognite.

La prima riguarda l’Europa, perché quest’anno uno dei tre paesi più grandi dell’Unione, il Regno Unito, potrebbe decidere di uscirne attraverso un referendum. Non è ancora detto che ciò accada, anche perché diversamente da quanto accaduto in Francia nel 2005 i britannici non dovranno pronunciarsi su un nuovo trattato ma sull’appartenenza all’Unione europea. La posta in gioco, insomma, è molto più alta, ma al momento i sondaggi indicano un aumento delle intenzioni di voto a favore del Brexit.

Se questa tendenza sarà confermata, i restanti 27 membri dovranno affrontare una situazione particolarmente difficile, perché la defezione di Londra darebbe slancio a tutte le nuove estreme destre eurofobe proprio mentre la maggioranza conservatrice al potere in Polonia apre un nuovo fronte allontanandosi, come già l’Ungheria, dai princìpi democratici su cui si basa l’unità europea.

L’ipotesi di un progressivo smembramento dell’Unione è sempre più plausibile, ma d’altro canto se il popolo che da sempre è più diffidente nei confronti del progetto unitario decidesse di non rompere con l’Unione avremmo la riprova che l’unità è ormai irreversibile e che nessun allarmismo può cancellare quanto di buono è stato fatto.

I segnali dalla Siria sono incoraggianti, perché l’opposizione si è compattata e Russia e Iran hanno tutto l’interesse a trovare un compromesso

La seconda incognita riguarda il Medio Oriente e la fragile speranza di una soluzione per la Siria. La road map approvata il 14 novembre dalle grandi potenze, dai paesi sunniti e dall’Iran sciita è diventata una risoluzione del Consiglio di sicurezza che prevede l’apertura entro la fine del mese di un negoziato tra il regime e l’opposizione, la modifica della costituzione e l’organizzazione entro un anno e mezzo di elezioni che porteranno inevitabilmente all’allontanamento di Bashar al Assad.

Al momento i segnali sono incoraggianti, perché l’opposizione si è compattata e perché Russia e Iran hanno tutto l’interesse a trovare un compromesso, soprattutto considerando il fatto che il calo del prezzo del petrolio impedisce a Mosca di impegnarsi militarmente a lungo nella regione. In Siria l’impossibile diventa possibile, ma l’improvviso peggioramento dei rapporti tra Arabia Saudita e Iran (con la rottura delle relazioni diplomatiche) rischia di compromettere tutto.

La terza incognita, infine, riguarda gli Stati Uniti. Se Donald Trump dovesse vincere le primarie repubblicane, Hillary Clinton avrebbe la strada spianata verso la presidenza grazie all’appoggio dei conservatori più moderati. Se invece uno dei rivali di Trump riuscisse a prevalere, le elezioni del prossimo novembre sarebbero incerte quanto la sorte del Medio Oriente e dell’Europa.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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