Dopo il suo trionfo al ballottaggio del 19 giugno la strada di Virginia Raggi come sindaca di Roma sembrava spianata. Aveva già scelto parecchi componenti della sua giunta, la loro nomina sembrava una pura formalità. Ma non è andata così. Il direttorio nominato dal Movimento 5 stelle – con la sua nemica dichiarata Roberta Lombardi – ha bocciato alcune proposte come quella di Daniele Frongia a capo di gabinetto. La magistrata Daniela Morgante ha rinunciato allo stesso incarico lamentando di essere stata trattata con “cinismo e maleducazione”.
Clientelismo e inefficienza
Ma la decisione più problematica di Virginia Raggi si è rivelata la nomina di Paola Muraro ad assessora all’ambiente. Muraro, 52 anni, veneta, è un esperta in gestione dei rifiuti e sembrava quasi predestinata a quella che sarà l’impresa più ardua di Raggi: eliminare il caos della spazzatura che assedia la capitale ormai da anni. Sembrava la persona adatta a sistemare quel colosso marcio dell’Ama che brilla da decenni per inefficienza e clientelismo; l’ex amministratore delegato Franco Panzironi è stato processato nell’ambito dell’inchiesta Mafia capitale ed è stato condannato a 5 anni e 3 mesi nonché all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Poi la scoperta: Paola Muraro per 12 anni ha lavorato come consulente della stessa Ama guadagnando più di un milione di euro. Inoltre, con la municipalizzata romana ha un contenzioso aperto di duecentomila euro. Si parla anche di un’inchiesta della procura sui suoi contratti e compensi. Muraro ha uno stile particolare: appena nominata assessora, si è recata dal presidente dell’Ama, Daniele Fortini, incolpandolo di essere responsabile della sporcizia in città. Tutto questo in diretta streaming. Il Corriere della Sera ironizza: “C’è una cosa che non capiamo: come ha fatto l’assessora all’ambiente ad accorgersi di tutto questo solo ora? La Paola Muraro che oggi accusa l’Ama di non saper fare il proprio lavoro, non è forse la stessa che per 12 anni è stata a libro paga dell’Ama stessa?”.
Serviranno anni, non mesi, per portare la situazione alla normalità
Il Partito democratico, felice di potersi vendicare per la sconfitta e per tutti gli attacchi subiti dai grillini, coglie la palla al balzo: chiede le dimissioni di Muraro, definendola “assessore milioncino” e accusandola di un pericoloso conflitto d’interessi. Ma la combattiva neoassessora non ci sta a farsi mettere sotto accusa. Invece di rispondere nell’aula del Campidoglio – dove comunque il presidente del consiglio comunale Marcello De Vito dichiara inammissibile la richiesta del Partito democratico di discutere del caso – lo fa sul blog di Beppe Grillo. Per la prima volta la partita si gioca a ruoli invertiti.
Sul sito dell’M5S, Muraro respinge decisamente tutte le critiche: “Molte falsità sono state scritte sul mio conto. Primo: io non ho nessun conflitto d’interessi. Lavorare in qualità di consulente è legittimo. Sono un’esperta in materia di rifiuti e sostenibilità ambientale e ho prestato le mie competenze per numerose aziende. La mia professionalità può incidere positivamente sulla guida del mio assessorato all’ambiente a Roma. Quello che in qualsiasi azienda, in qualsiasi amministrazione sarebbe considerato un valore aggiunto, cioè competenza ed esperienza, viene usato dai vecchi partiti come fossero elementi negativi, perché tremano davanti alla volontà politica di sistemare i danni che loro stessi hanno causato”.
In una lunga intervista al Corriere Muraro respinge le accuse: “Se non mi ero accorta che qualcosa non andava? Ho un mio dossier che tirerò fuori nel momento in cui me lo chiederanno”. Ma quando il giornalista le domanda che cosa ci sia dentro, lei risponde: “Non glielo dico”. Atteggiamento senz’altro discutibile. Il presidente dimissionario Daniele Fortini risponde: “Se era a conoscenza di inadempienze avrebbe dovuto segnalarle alla procura e poi dimettersi dall’incarico. Lei non era una consulente come tutti gli altri: aveva un ruolo quasi dirigenziale”.
Fortini, che lascia il 4 agosto, allude a un’indagine della procura contro l’assessora. E nell’M5S crescono le preoccupazioni per una eventuale richiesta di rinvio a giudizio e per il fiume di articoli e servizi televisivi dedicati al caso.
Fuga in avanti
Muraro non è stata scelta da Raggi, ma dai parlamentari Stefano Vignaroli e Paola Taverna, membri del direttorio romano. Sul sito dei cinque stelle da giorni traspare l’inquietudine della base: “Per quanto possa essere in buona fede, io trovo una scelta totalmente inopportuna questa della Muraro. Si potevano scegliere personalità ugualmente competenti ed esperte ma che erano totalmente esterne da rapporti con Ama e co?”, scrive Davide M.
Intanto Virginia Raggi tenta la fuga in avanti, abbandonandosi a promesse molto discutibili: “Tra 20 giorni la capitale sarà pulita”. Chi conosce Roma sa che non succederà. Perché per stroncare la proverbiale inefficienza dell’Ama ci vorranno molto tempo e una cura da cavallo. La capitale produce una quantità record di quasi cinquemila tonnellate di rifiuti al giorno. Non esistono né inceneritore né discarica. Tutti i rifiuti devono essere trasportati in altre regioni o all’estero per essere bruciati.
E per cambiare non basta riorganizzare il sistema. Bisogna affrontare una sfida più difficile: rieducare i romani abituati ad abbandonare il lavandino rotto accanto ai cassonetti o a scaricare il vecchio frigorifero di notte sul bordo delle strade. Senza multe salate difficilmente impareranno. Sono centinaia le piccole discariche abusive sul territorio della capitale europea più sporca. E ogni giorno ne nascono altre. Risanare la municipalizzata con quasi ottomila dipendenti e debiti per più di 600 milioni di euro sarà la vera sfida di Virginia Raggi. E per portare la situazione alla normalità, non ci vorranno mesi, ma anni. E la strada è tutta in salita.
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