Atif Mian e Amir Sufi, La casa del debito
Il Saggiatore, 230 pagine,20 euro
La crisi economica del 2008, quella di cui tantissimi, in tante parti del mondo, stanno ancora subendo gli effetti, è stata provocata dall’eccesso di indebitamento delle famiglie. Lo sostengono, sulla base delle loro ricerche, Atif Mian, che insegna a Princeton, e Amir Sufi, professore a Chicago. Questo saggio espone in modo molto chiaro le loro conclusioni, nella convinzione che capire meglio come sono andate le cose sia indispensabile per evitare che problemi simili si ripetano.
Anche la grande depressione negli Stati Uniti degli anni trenta, lo dimostrano i dati, ebbe questa origine e anche in quel caso a subirne le maggiori conseguenze furono i più deboli. Quello del debito è infatti un meccanismo spietato: quando arriva la crisi economica, sono le persone più indebitate a subire i danni più gravi. In questo senso, il maggiore indebitamento tende a favorire una maggiore diseguaglianza.
Per arrestare questo ciclo vizioso gli autori del libro propongono interventi pubblici che invece di salvare le banche e permettergli di generare ancora più credito, aiutino chi è indebitato a risollevarsi. Per esempio abbonando una parte dei debiti e, in prospettiva, creando sistemi per condividere i rischi anche con gli istituti che erogano mutui e non accollarli solo sui cittadini che prendono in prestito denaro.
Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2016 a pagina 82 di Internazionale, con il titolo “Il castello di carte”. Compra questo numero| Abbonati
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it