Il 22 settembre erano circolate in rete varie foto di strade paralizzate dal traffico in diverse città cinesi. Auto, scooter, camion e biciclette bloccate in lunghi serpentoni di cui non si vedeva la fine. Ordinaria amministrazione, certo, se quel giorno non fosse stata la giornata mondiale senz’auto.
A nulla era servito l’appello del governo a lasciare l’auto in garage e regalarsi qualche ora di tregua dallo smog che soffoca le città cinesi. Forse a settembre le autorità non sono state abbastanza convincenti. Oggi, però, sono riuscite nel miracolo, e il cielo di Pechino è di un blu splendente, già definito sarcasticamente “blu Apec”.
In occasione dell’arrivo dei leader di ventuno paesi per il summit dell’Asia Pacific economic cooperation (Apec), che si è aperto oggi nella capitale e che durerà fino all’11 novembre, il governo di Pechino ha infatti disposto una serie di misure antismog senza precedenti: chiuse le fabbriche nelle province limitrofe, dimezzato il numero delle auto in circolazione, sospesi i servizi di consegna a domicilio, chiusi ospedali, scuole, uffici pubblici e ristoranti nel raggio di cinque chilometri dalla sede del vertice perché i sistemi di riscaldamento a carbone e i fumi delle cucine alzerebbero i livelli di CO2 nell’aria.
Vietato anche bruciare i vestiti dei defunti ai funerali e accendere le stufe anche se di notte il termometro scende a 0 gradi. Il risultato è una città semiparalizzata e, a giudicare dalla miriade di commenti sul web, furibonda. Sotto un cielo blu Apec.
Junko Terao è l’editor di Asia e Pacifico di Internazionale.
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