Se il bilancio sarà confermato, la strage in mare di oggi – con i suoi circa 700 morti presunti – è la più grave della storia del Mediterraneo. Ma è anche l’ultima di una lunga serie. Da gennaio a oggi sono annegati in quel tratto di mare circa 1.600 migranti. L’anno scorso, nello stesso periodo, ne erano morti 17: cento volte in meno.
Cos’è cambiato? Fino alla fine del 2014 erano in attività i mezzi di Mare Nostrum, l’imponente operazione di ricerca e soccorso che il governo italiano guidato da Enrico Letta aveva lanciato nell’ottobre del 2013, dopo il duplice naufragio al largo di Lampedusa che costò la vita a 600 migranti.
Chiusa Mare Nostrum e sostituita con l’operazione Triton, coordinata dall’agenzia europea Frontex con risorse e obiettivi più limitati (per mandato i mezzi di soccorso non devono spingersi oltre le 30 miglia marine dalle coste europee), i risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti.
Invece di esprimere un cordoglio un po’ ipocrita in occasione di ogni strage, l’Unione Europea dovrebbe lanciare una grande operazione di soccorso in mare al largo della Libia. Oppure garantire canali legali di accesso nello spazio Schengen a tutti questi profughi in fuga da guerre e persecuzioni che non hanno altra opzione che salire sui barconi. L’alternativa è accettare di essere complici di questa ecatombe, perché non agire oggi è come essere conniventi.
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