Un peschereccio si è ribaltato nella notte tra il 18 e il 19 aprile al largo delle coste libiche, con almeno 800 persone a bordo. Sono stati soccorsi solo 28 superstiti. Arrestati il capitano della nave e il suo assistente accusati del naufragio
È stato localizzato a 85 miglia a nordest delle coste libiche il relitto del peschereccio naufragato con 800 persone a bordo, la notte tra il 18 e il 19 aprile 2015. Il ritrovamento del relitto, a una profondità di 375 metri, è stato possibile grazie all’uso dei cacciamine e alle strumentazioni sonar della marina militare italiane. Askanews
Secondo fonti ufficiali del governo senegalese c’erano almeno duecento cittadini del Senegal tra le vittime del naufragio avvenuto tra il 18 e il 19 aprile al largo delle coste libiche, in cui sono morte almeno 750 persone.
Per il ministro dei senegalesi all’estero, Sorry Kaba, i “paesi africani devono lavorare insieme, non solo per approvare misure di emergenza, ma per pianificare politiche di lungo periodo”. Dopo il naufragio, in un vertice straordinario, i leader europei hanno deciso di triplicare i finanziamenti alla missione di sorveglianza e salvataggio Triton, senza modificarne il mandato: le navi di pattuglia continueranno a rispondere alle chiamate di soccorso dove necessario.
Secondo le Nazioni Unite tra le vittime c’erano anche 350 eritrei e il resto dei passeggeri era originario di Siria, Somalia, Sierra Leone, Mali, Gambia, Costa d’Avorio ed Etiopia.
Il capitano del peschereccio che è naufragato al largo della Libia tra il 18 e il 19 aprile con 750 persone a bordo è stato ascoltato dal giudice per le indagini preliminari di Catania. Mohammed Ali Malek, 27 anni è accusato insieme a Mahmud Bikhit, 25 anni, di naufragio, omicidio colposo plurimo e sequestro di persona. La procura accusa il capitano di aver provocato il naufragio attraverso una manovra sbagliata che ha causato una collisione con un mercantile accorso per prestare aiuto. I due imputati si sono dichiarati innocenti.
Un gruppo di migranti e richiedenti asilo ha manifestato davanti al parlamento, a Roma, per esprimere solidarietà con le vittime dei naufragi nel Mediterraneo e per chiedere libertà di movimento e di lavoro in Europa. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani Amnesty international ha lanciato un appello per chiedere ai leader europei di organizzare un’operazione umanitaria che metta fine alla tragedia “di proporzioni titaniche, che cresce a dismisura”.
Secondo le testimonianze dei sopravvissuti al naufragio avvenuto nella notte tra il 18 e 19 aprile, gli scafisti hanno picchiato a morte alcuni migranti che erano a bordo del peschereccio, prima che avvenisse il naufragio. Per raccogliere maggiori informazioni su quanto avvenuto, la marina militare cercherà di raccogliere al più presto le immagini del relitto che giace sul fondo del mare. Il procuratore di Catania non ha chiarito se il relitto verrà riportato in superficie e se verranno recuperati i corpi delle vittime.
Secondo la procura di Catania, che ha intervistato i 28 superstiti, “è ragionevole pensare che c’erano più di 750 persone a bordo del peschereccio naufragato”. I sopravvissuti hanno descritto un clima di violenza anche prima della partenza dell’imbarcazione dalla Libia. Circa mille o 1.200 migranti sono stati rinchiusi in una fabbrica abbandonata in Libia. Alcuni uomini con uniformi e armi controllavano la fabbrica, alcune persone sono state picchiate e uccise. I migranti sono stati trasportati al porto a bordo di furgoni e poi hanno raggiunto il peschereccio al largo, su dei gommoni. “Un ragazzo è stato ucciso perché si è alzato senza permesso, e il suo corpo è stato gettato in mare”, hanno raccontato i sopravvissuti.
I superstiti hanno detto di aver pagato tra i 130 e i 7.000 dollari per il viaggio. Quelli che hanno pagato di meno sono stati rinchiusi nella stiva. Per questo il comandante della nave e il suo secondo sono stati accusati anche di “sequestro” oltre che di “naufragio, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Secondo la procura di Catania, il naufragio è stato provocato dal sovraffollamento del peschereccio e dalle manovre sbagliate del comandante. Prima di affondare il peschereccio avrebbe colpito tre volte il mercantile, accorso per soccorrere i migranti.
A Malta sono in corso i funerali delle 24 vittime del naufragio avvenuto tra il 18 e il 19 aprile al largo delle coste libiche. Si stima che le vittime del disastro marittimo siano 800, ma sono stati recuperati solo 24 corpi. La cerimonia celebrata all’ospedale mater Dei di Tal Qroqq è interreligiosa. Partecipano ai funerali il commissario europeo per gli affari interni e l’immigrazione Dimitris Avramopoulos, il ministro italiano dell’interno Angelino Alfano e il primo ministro maltese Joseph Muscat.
Secondo la procura di Catania che ha raccolto la testimonianza dei superstiti, il naufragio al largo della Libia è stato provocato da una manovra sbagliata dello scafista che ha provocato una collisione tra il peschereccio che trasportava i migranti e un mercantile che si era avvicinato per prestare aiuto.
La procura di Catania in un comunicato ha scritto che il naufragio è stato provocato dalle manovre “errate compiute dal comandante del peschereccio, che nel tentativo di abbordare il mercantile, ha portato il peschereccio a collidere con la nave più grande, e dal sovraffollamento del natante, che è stato sbilanciato dalle manovre errate e dagli spostamenti dei migranti a bordo. La nave si è perciò capovolta”.
Gli inquirenti hanno escluso che ci siano responsabilità da parte del mercantile: “Nessuna responsabilità può profilarsi, sulla base di quanto emerso, a carico del personale della mercantile che ha doverosamente prestato soccorso e che non ha contributo in alcun modo all’evento fatale”.
Sono arrivati a Catania, in Sicilia, i sopravvissuti del naufragio al largo delle coste libiche avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 aprile. A bordo del peschereccio c’erano almeno 800 persone, sono solo 28 i superstiti. Leggi
Sono almeno 800 i morti del naufragio avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 aprile al largo delle coste libiche. Lo hanno dichiarato i rappresentanti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, dopo aver raccolto le testimonianze dei sopravvissuti.
Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr nell’Europa del sud, ha dichiarato che le due organizzazioni hanno collaborato per confrontare i racconti dei superstiti: “C’erano più di 800 persone a bordo, tra cui alcuni bambini di 10 e 12 anni. Tra i passeggeri c’erano dei siriani, circa 150 eritrei e dei somali. Erano partiti sabato alle 8 da Tripoli”, ha spiegato.
I ventotto sopravvissuti, tra cui anche quattro minori, arrivano dal Mali, dal Gambia, dal Senegal, dalla Somalia e dal Bangladesh.
Il capitano e un membro dell’equipaggio della nave naufragata al largo delle coste libiche nella notte tra il 18 e il 19 aprile sono stati arrestati. I due uomini sono stati identificati tra i superstiti arrivati a bordo della nave Gregoretti a Catania domenica 19 aprile. Si teme che nel naufragio possano aver perso la vita almeno 950 persone, secondo una testimonianza di un giovane migrante del Bangladesh, che ha anche riconosciuto i due uomini come responsabili della nave, ha spiegato il procuratore di Catania Giovanni Salvi.
“Si tratta del comandante, tunisino, e di un suo assistente, siriano”, ha confermato il ministro dell’interno Angelino Alfano. Sono accusati di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento d’immigrazione clandestina.
Il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, ha tenuto una conferenza stampa sul naufragio del peschereccio con a bordo centinaia di migranti, avvenuto tra il 18 e il 19 aprile al largo delle coste libiche. La procura di Catania ha aperto un’indagine sulla vicenda.
Giovanni Salvi ha spiegato che:
È stato convocato un consiglio europeo straordinario giovedì 23 aprile per discutere della nuova emergenza migranti nel Mediterraneo. Afp
Ancor prima del picco estivo delle traversate, il bilancio dei migranti annegati nel 2015 ha già raggiunto 1.500 vittime, pari a tutte quelle del Titanic. Qualcosa di relativamente efficace era stato messo in campo fino alla fine del 2014, ma poi si è deciso di darci un taglio. Leggi
Dopo il naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, il governo italiano aveva avviato l’operazione umanitaria Mare nostrum, terminata il 31 ottobre 2014 e sostituita dall’operazione europea Triton.
Proseguono le ricerche nel canale di Sicilia di eventuali sopravvissuti e dei corpi delle vittime del naufragio di un peschereccio, nel quale, secondo il racconto di un superstite, potrebbero essere morte più di novecento persone. Finora il bilancio resta fermo a 28 persone salvate e 24 cadaveri recuperati.
Questa mattina la nave italiana della guardia costiera Gregoretti è arrivata a Malta, dove ha sbarcato nel porto di La Valletta tutti i corpi delle vittime. La nave poi ripartirà verso il porto di Catania, dove è attesa in serata per sbarcare i sopravvissuti. A Malta sono saliti a bordo dei medici per valutare la condizione dei 27 superstiti. Un’altra persona è già stata trasportata in Sicilia in elicottero. I risultati delle perizie sui 24 corpi saranno trasmessi alla procura di Catania, che ha aperto un’inchiesta.
L’intervista a Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni:
A poche ore da quella che potrebbe essere la strage del Mediterraneo più grande di sempre, alcuni esponenti della destra, da Matteo Salvini a Daniela Santanchè, hanno chiesto a gran voce il “blocco navale”. Non è una novità. È successo spesso negli ultimi venticinque anni, mentre il Mediterraneo si andava trasformando in un enorme cimitero e cominciavamo a contare a migliaia i morti tra le sue onde. Leggi
Il vertice dei ministri degli esteri dell’Unione europea è cominciato con un minuto di silenzio per ricordare le vittime delle stragi dei migranti nel Mediterraneo.
Nel pomeriggio in Lussemburgo sono attesi anche i ministri dell’interno dei paesi dell’Ue per un incontro di emergenza con i ministri degli esteri sul tema immigrazione. Lo ha deciso la presidenza del consiglio europeo, dopo il naufragio avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 aprile al largo delle coste libiche, in cui potrebbero aver perso la vita settecento persone.
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