Commentando la strage di ieri, il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi ha scritto un tweet: “Niente demagogia almeno oggi. La battaglia di tutti deve essere contro i trafficanti di esseri umani. Sono i nuovi schiavisti”. Poco prima in conferenza stampa aveva definito i viaggi in mare “la tratta del ventunesimo secolo”.
Il premier, che alla fine del 2014 ha deciso di chiudere l’operazione Mare nostrum lanciata dal suo predecessore Enrico Letta, sembra confondere gli effetti con le cause.
Non sono gli scafisti a costringere i migranti a partire, ma le situazioni di guerra e persecuzione politica che questi ultimi vivono nei propri paesi. Se prendono i barconi rischiando di morire in mare è perché non hanno altra scelta: a un profugo siriano che fugge dalle bombe non è permesso chiedere un visto in un’ambasciata europea, così come una ragazza o un ragazzo eritreo che scappano dalla dittatura e dalla leva a vita non possono prendere un aereo, ma devono attraversare prima il deserto e poi il mare per cercare asilo in Europa.
Gli scafisti – gli “schiavisti moderni” – sono il sottoprodotto della politica di chiusura dell’Unione europea. Il cui principale obiettivo – ribadito ieri dallo stesso Renzi – è “bloccare le partenze”, anziché offrire rifugio a chi ne ha bisogno (e diritto).
Se gli scafisti si arricchiscono è anche per colpa nostra. Che abbiamo deciso che l’Europa è aperta solo a chi ha certi passaporti, mentre gli altri “devono restare a casa loro”, anche se “a casa loro” non hanno più una casa.
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