Secondo la Croce rossa internazionale a Sanaa e Aden la popolazione è priva dei beni di prima necessità. Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio dei bombardamenti della coalizione centomila persone sono state costrette a lasciare le loro case
Sono almeno 115 i bambini rimasti uccisi nel conflitto nello Yemen, secondo l’ultimo rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). La metà sono vittime dei raid della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, che dal 26 marzo bombarda il paese per fermare l’avanzata dei ribelli sciiti houthi. Gli altri sono rimasti uccisi da mine, colpi di arma da fuoco e granate. I bombardamenti della coalizione sono ancora in corso, nonostante la tregua annunciata da Riyadh.
I civili uccisi nel conflitto sono almeno 551, secondo le ultime stime dell’Onu, e 150mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case.
L’Onu ha chiesto una “pausa umanitaria immediata” di almeno “alcune ore al giorno” nello Yemen, per permettere la distribuzione di alimenti nel paese, dove la situazione continua a peggiorare.
“La situazione si deteriora di ora in ora”, ha dichiarato il coordinatore degli affari umanitari dell’Onu nello Yemen, Johannes Van Der Klaauw. Afp
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha rivisto in rialzo il bilancio delle vittime del conflitto nello Yemen. Sono 643 i morti e 2.226 i feriti dal 19 marzo al 6 aprile. Gli sfollati interni sono 334.094 e gli yemeniti fuggiti all’estero sono 254.413.
La situazione umanitaria è critica, ci sono continue interruzioni di corrente e mancanza d’acqua. Come già denunciato dalla Croce rossa, per le organizzazioni umanitarie raggiungere il paese non è facile. Oggi l’associazione Medici senza frontiere è riuscita a inviare aiuti per l’ospedale di Aden attraverso il porto.
Sono più di centomila le persone costrette ad abbandonare le loro case da quando la coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha lanciato l’operazione militare contro i ribelli sauditi nello Yemen il 26 marzo. Si tratta per la maggior parte di donne e bambini. Lo denuncia l’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza umanitaria alla donne e ai bambini. Secondo stime al ribasso, almeno 74 bambini sono stati uccisi e 44 sono stati feriti, ma il bilancio delle vittime potrebbe essere più alto.
Gli ospedali hanno difficoltà a curare i feriti e medicinali e attrezzature mediche scarseggiano. Alcuni ospedali e strutture mediche, inoltre, sono stati colpiti dai bombardamenti. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato che dal 19 marzo nei combattimenti tra ribelli houthi e truppe fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi sono morte 540 persone e 1.700 sono state ferite.
Almeno 18 persone sono state uccise durante i combattimenti che si sono svolti nella notte ad Aden, nel sud dello Yemen, tra ribelli sciiti e forze fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi. Le navi della coalizione guidata dall’Arabia Saudita hanno bombardato diverse postazioni ribelli e le truppe vicine al governo hanno ripreso il controllo di alcune zone nel centro della città. Gli aerei sauditi hanno lanciato raid anche nella provincia di Lahj, più a nord, dove si trova la base militare di Al Anad, controllata dai ribelli e circondata dall’esercito di Hadi.
Secondo un bilancio compilato dall’agenzia France-Presse, negli ultimi due giorni gli scontri hanno causato 159 morti, di cui 63 ad Aden. La Croce rossa internazionale ha avvertito che la situazione umanitaria sta peggiorando e che migliaia di persone ad Aden e nella capitale Sanaa hanno bisogno di beni di prima necessità. Secondo Basharaheel Hisham Basharaheel, vicedirettore del giornale Al Ayyam, ad Aden cibo e acqua scarseggiano e non c’è elettricità. Gli ospedali hanno difficoltà sempre maggiori a prendersi cura dei feriti. La Croce rossa ha ricevuto il permesso di consegnare aiuti umanitari dalla coalizione, ma non è ancora riuscita a risolvere i problemi logistici, come trovare un aereo per atterrare a Sanaa.
Secondo l’Onu, le vittime di due settimane di conflitto nello Yemen sono almeno cinquecento. Mentre infuriano i combattimenti, la popolazione civile si trova senz’acqua e senza beni di prima necessità, in particolare in alcune città. Il video della Reuters. Leggi
Almeno 53 persone, tra le quali 17 civili, sono morte nelle ultime 24 ore a Aden, nel sud dello Yemen, negli scontri tra i ribelli sciiti houthi e le truppe fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, sostenute dall’esercito saudita. Lo sostengono fonti mediche locali. I combattimenti, ricominciati ieri, stanno proseguendo dopo che gli houthi hanno occupato la sede dell’amministrazione provinciale e l’ufficio del governatore locale. Afp
I ribelli sciiti houthi hanno conquistato la sede dell’amministrazione provinciale di Aden, nel sud dello Yemen, nonostante l’operazione militare guidata dall’Arabia Saudita per fermarne l’avanzata. I ribelli e i loro alleati, i militari fedeli all’ex presidente Ali Abdallah Saleh, nella notte sono entrati nel quartiere di Al Moalla, nel centro di Aden, e hanno occupato la sede dell’amministrazione e l’ufficio del governatore. I ribelli hanno attaccato anche le zone residenziali della città, incendiando e danneggiando abitazioni, secondo alcune testimonianze.
L’ufficio del governatore è stato occupato dopo gli scontri con i “comitati popolari”, gruppi armati fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, ora in esilio in Arabia Saudita. Giovedì 2 aprile i ribelli avevano conquistato il palazzo presidenziale ma erano stati costretti a ritirarsi dopo i bombardamenti della coalizione saudita. Afp
Nei nove giorni di combattimenti ad Aden, nel sud dello Yemen, sono morte 185 persone, in maggioranza civili, e altre mille sono state ferite. Lo ha denunciato il direttore del dipartimento della sanità, sottolineando che si tratta di un bilancio parziale che non comprende le vittime ribelli, trasportate nelle loro strutture. Nella città si sono intensificati gli scontri tra i ribelli houthi e le truppe fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, mentre continuano i bombardamenti della coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
Secondo gli ultimi resoconti, le truppe governative sono riuscite a evitare che la città cadesse completamente sotto il controllo degli houthi. I ribelli si sono ritirati dal quartiere Crater e dal palazzo presidenziale che avevano conquistato.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite discuterà oggi la proposta avanzata dalla Russia di sospendere i bombardamenti sauditi per concedere delle “pause umanitarie”. Afp, Al Jazeera
I ribelli sciiti houthi hanno abbandonato all’alba il palazzo presidenziale di Aden, conquistato ieri dopo i combattimenti contro le forze fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, in esilio a Riyadh. I ribelli e i loro alleati, gruppi armati legati all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, si sono ritirati dopo un’altra notte di bombardamenti della coalizione guidata dall’Arabia Saudita sulla città. Afp
Un consigliere saudita ha smentito lo sbarco delle forze speciali di Riyadh nel porto di Aden, nel sud dello Yemen, affermando che si tratta di un “numero ridotto” di militari yemeniti alleati dei ribelli houthi. Secondo il consigliere, che ha chiesto di rimanere anonimo, le forze speciali yemenite fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh e alleate degli houthi sono sbarcate da una piccola nave per prendere il controllo del distretto di Crater ad Aden.
Nelle ultime ventiquattr’ore ad Aden sono in corso violenti scontri tra i ribelli sciiti e le forze fedeli all’attuale presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, rifugiato in Arabia Saudita. I ribelli sono penetrati fino al centro della città e hanno preso il controllo del palazzo presidenziale. Afp
Decine di soldati di nazionalità non identificata sono sbarcati nel porto di Aden, mentre si inaspriscono i combattimenti per il controllo della città in seguito all’avanzata verso il centro dei ribelli houthi. I soldati sono arrivati a bordo di una sola nave, qualche ora dopo la diffusione della notizia che gli houthi e le milizie loro alleate hanno preso il controllo del centro della città.
L’identità dei soldati non è ancora stata verificata, ma la coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha detto di avere il controllo delle acque attorno ad Aden. Se si trattasse di una decisione della coalizione sarebbe il primo attacco via terra da quando è stata lanciata l’operazione militare il 26 marzo. Reuters
S’intensificano gli scontri per il controllo di Aden: i ribelli houthi cercano di conquistare la città, roccaforte del governo fuggito dalla capitale, e dal 26 marzo la coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita bombarda le postazioni dei guerriglieri sciiti, accusati di essere appoggiati dall’Iran.
Mentre il presidente yemenita Abdrabbuh Mansour Hadi è in esilio a Riyadh, il ministro degli esteri saudita ha dichiarato che l’operazione continuerà finché il legittimo governo non sarà tornato al suo posto, ma sull’intervento militare crescono i dubbi vista la crisi umanitaria ormai in corso: almeno 35 civili sono morti nell’attacco contro un caseificio a Hodeida sospettato di essere usato dai ribelli come un deposito di munizioni, l’Unicef denuncia che 62 bambini sono morti nei bombardamenti di questa settimana e secondo Medici senza frontiere nell’ospedale di Aden sono state ricoverate più di 500 persone ferite nelle violenze.
Intanto la marina egiziana e quella saudita hanno inviato delle navi militari per controllare lo stretto di Bab al Mandab, che separa il mar Rosso dal golfo di Aden. Il 2 aprile lo sbarco ad Aden di alcune truppe non identificate ha fatto pensare proprio a militari di Riyadh, che però finora aveva sempre escluso un intervento via terra.
I bombardamenti della coalizione saudita su Aden hanno colpito diversi obiettivi strategici dei ribelli houthi, rallentando la loro avanzata nelle zone centrali della città. Le forze fedeli al presidente Abd Rabbu Mansur Hadi da giorni combattono contro i ribelli, arrivati alle porte di Aden dopo aver conquistato la base militare di Al Anad, a sessanta chilometri dalla città. Reuters
Almeno ventisei persone sono morte per gli scontri a fuoco nel quartiere di Khor Maksar, vicino all’aeroporto di Aden, dove i miliziani houthi combattono contro le forze fedeli al presidente Abd Rabbu Mansur Hadi. La conquista della città rappresenterebbe una significativa sconfitta per la coalizione saudita, che ha sempre dichiarato che la protezione del governo di Hadi ad Aden è uno dei suoi principali obiettivi. Reuters
I miliziani sciiti houthi sono entrati nella della città di Aden dopo violenti scontri con le forze leali al presidente Abd Rabbu Mansur Hadi. Gli houthi sono entrati da est, lungo la strada che costeggia il mare Arabico.
Aden rimane assediata dai ribelli nonostante i bombardamenti da parte della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. A nord i residenti della città di Dhalea hanno dichiarato che gli houthi sono stati aiutati da gruppi armati legati all’ex presidente Ali Abdullah Saleh. Cinque civili hanno perso la vita nei combattimenti. Reuters
Gli alleati dei ribelli sciiti houthi hanno preso il controllo dell’aeroporto di Aden, nel sud dello Yemen, mentre le forze antigovernative houthi avanzavano verso la città.
Aden è la città portuale dove il presidente Abd Rabbo Mansur Hadi si era rifugiato dopo aver abbandonato la capitale Sanaa e da dove ha lasciato il paese oggi via mare, secondo quanto hanno riferito alcune fonti locali. Afp
Il presidente dello Yemen, Abd Rabbo Mansur Hadi, ha lasciato il paese via mare, su una barca, muovendosi da Aden. Lo hanno detto alcuni funzionari locali. Ap
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