Il fondatore della cooperativa 29 giugno è intervenuto in video conferenza dal carcere di Nuoro in un’udienza volta dalla procura per chiedere le misure di sorveglianza speciale, l’obbligo di soggiorno per tre anni e la confisca dei beni sequestrati per Buzzi, Carminati e altri nove indagati
Il premier Matteo Renzi ha dichiarato che non chiederà le dimissioni del sottosegretario all’agricoltura del Nuovo centrodestra Giuseppe Castiglione, indagato per turbativa d’asta in relazione all’appalto per la gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo.
Durante un intervento alla Repubblica delle idee al Carlo Felice di Genova, Renzi ha dichiarato: “Non chiederò mai le dimissioni per un avviso di garanzia. Io ho anche un padre indagato a Genova. Se ragionassi sulla base degli avvisi di garanzia i miei figli non avrebbero dovuto vedere il nonno. Ho cinque sottosegretari indagati io credo che un cittadino sia innocente fino a prova contraria”.
All’indomani dei 44 arresti nella seconda fase dell’inchiesta su Mafia capitale e sul giro di tangenti collegato alla gestione dei campi di accoglienza per migranti, cominciano a uscire i nomi dei politici e dirigenti comunali indagati tra cui il sottosegretario all’agricoltura del Nuovo centrodestra Giuseppe Castiglione, sotto inchiesta da parte della procura di Catania per turbativa d’asta in relazione all’appalto per la gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo.
Nuovi provvedimenti hanno raggiunto anche Marco Visconti, ex assessore all’ambiente della giunta Alemanno, e Maurizio Venafro, l’ex capo di gabinetto del governatore Nicola Zingaretti che si è dimesso tre mesi fa dopo aver appreso di essere indagato dalla procura di Roma “in un’inchiesta relativa a una gara d’appalto della regione”. Sempre tra gli indagati sono finiti Calogero Salvatore Nucera, già capo segreteria di Francesco D’Ausilio quand’era capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale, e Patrizia Cologgi, l’ex capo del dipartimento della protezione civile comunale romana.
Nel carcere Regina Coeli di Roma sono cominciati intanto gli interrogatori di garanzia di alcuni tra i destinatari dalle ordinanze di custodia cautelare. La giudice per le indagini preliminari Flavia Costantini è impegnata nei colloqui con l’ex presidente dell’assemblea del consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, il dirigente della cooperativa La Cascina, Francesco Ferrara, il dirigente comunale Angelo Scossafava e l’ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo.
A pochi giorni dalla sua vittoria di Pirro alle elezioni regionali, a Matteo Renzi non poteva capitare niente di peggio che la seconda puntata dello scandalo di Roma “mucca da mungere”. E che a mungere fossero anche parecchi esponenti del Partito democratico è innegabile. Leggi
All’alba del 4 giugno è cominciata una seconda operazione dei carabinieri nell’ambito dell’inchiesta Mafia capitale della procura di Roma. In Sicilia, Lazio e Abruzzo sono in corso gli arresti di 44 persone accusate di associazione a delinquere e altri reati. Secondo le indagini, hanno fatto affari con i flussi migratori e la gestione dei campi di accoglienza per migranti. Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, sono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Altre ventuno persone risultano indagate per gli stessi reati e sono in corso le perquisizioni.
Tra le persone arrestate c’è anche Luca Gramazio, consigliere regionale del Lazio. Secondo l’indagine, Gramazio, ex capogruppo del Partito delle libertà e poi di Forza Italia, ha sfruttato la sua posizione politica per favorire l’organizzazione mafiosa diretta da Massimo Carminati, ora in carcere.
La nuova fase delle indagini ha permesso di acquisire altri elementi sul metodo mafioso dell’organizzazione di Carminati e di confermare, secondo gli investigatori, “l’esistenza di una struttura mafiosa operante nella capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali”.
È stata confermata inoltre la centralità di Salvatore Buzzi, come punto di riferimento di una rete di cooperative sociali che nel tempo si sono assicurate in modo illegale appalti e finanziamenti della regione Lazio, del comune di Roma e delle aziende municipalizzate. Le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un “ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori”.
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